Il pop elettronico o la musica d’autore, gli Ultravox o Battiato, anzi no, tutti e due in salsa che sarebbe piaciuta a Chester Bennington per un cantato dissonante ma incisivo ed esteso. Si chiama crossover e Paolo Milani qualcosa ne ha fatto, qualcosa di molto buono. Si intitola “Qualcosa io farò” il pezzo del giovane autore verolano, un mix talmente ben costruito di sperimentazione e canone che quello che alla fine arriva ad orecchio e cuore ha il tono dei cimenti musicali riuscitissimi. Ma cos’è il crossover, il binario musicale sdrucciolo cioè su cui Milani ha voluto che viaggiasse, ben accomodata sulle righe del pentagramma, la sua creazione? E’ il superare i confini convenzionali della musica, dei suoi stili e delle sue declinazioni, e farlo con una dignità culturale che emerge essenziale e bruciante nei contenuti. Questo è quello che ha fatto Paolo Milani. Paolo le sue ‘creature’ le veste su stesso in atmosfere contrastate, mai preconfezionate, ed ogni volta pare ritrovi le stesse vibrazioni che provò quando per la prima volta, indossando le cuffie, premette il tasto ‘play’ ad una demo dei Linkin Park, mostri sacri di Rap Rock e Nu Metal che hanno segnato la sua storia musicale. Storia che affonda in anni di studio di canto e di chitarra, storia che ha appassionato i suoi fan già dai primi esordi ‘en deux’ con il suo amico Diego Nardozi. Insieme erano i “BOSKO” e seppero farsi apprezzare con diversi live in provincia e a Roma. In continua innovazione come la sua musica, trova spazio nel Collettivo di musica elettronica NREM. Torna ad essere di nuovo Paolo Milani e cavalca la musica con tre brillanti live estivi ed un evento streaming in cui presenta in anteprima le sue canzoni. Collabora con Ale Cardin nella sua “Montale” suonando la chitarra elettrica ed ora il suo primo singolo. Nelle vesti di Paolo, il cantautore crossover. E le veste bene nella sua personalissima impronta stilistica e la rara capacità di unire magistralmente sonorità fresche ed attuali a generi diversissimi tra loro. Già, ma cosa significa per Paolo essere un Cantautore? Significa portare avanti un principio di responsabilità morale e di rispetto verso la musica, ma soprattutto, verso la canzone. Verso i suoi contenuti, i suoi messaggi. Essere cantautori è un fatto culturale che non può trincerarsi dentro una definizione didascalica; è un dialogo tra sé e sé che punta i riflettori sulla sua anima, sfociando in una ricerca profonda e personale del proprio percorso, tra i grovigli della quotidianità. E’ la responsabilità di far riflettere sembrando a volte fragili e fuori dal tempo. Lo si intuisce quando Paolo pare sul punto di rompersi. Quando il timbro sicuro e trasparente del minuto prima e il canto che evocava mondi lontanissimi vengono sostituiti da un eloquio che rende emozionante e ‘fragile’ l’analisi di una vita che non promette arresti e remissioni. E la voce s’incrina, e il testo svela la sua natura: la migrazione dello spirito con tutta la fragilità della condizione umana. Senza recinti, senza stereotipi, senza la (il)logica di essere commerciali a tutti i costi. Paolo Milani qualcosa lo ha fatto. E ha saputo farlo bene. Tanto bene che non stonerebbe inserito in una mezza dozzina d’altri dischi ‘d’autore’. Non ci credete? Ascoltatelo qui: https://ffm.to/z28xn6q
Monia Lauroni