Nello storico show dei Muppets i veri protagonisti erano loro, Rudy e Nik, i due vecchietti che da un immaginario palchetto chiosavano esibizioni e storyboard con battute fulminanti, freddure e stilettate sarcastiche, specie fra di loro, roba da far spanciare dalle risate pure i morti.
Ecco i Rudy e Nik di Veroli sono loro, Giorgio e Roberto. Ma non solo di Veroli in realtà, perché Giorgio e Roberto sono l’archetipo universale di quello che a volte l’età fa: cioè produrre fulmini di guerra invece che vecchi, per parafrasare Zavattini. E a traino di quelle meravigliose esistenze arriva tutto lo starter pack delle faccende belle di paese e di mondo: amicizia, salacitá, arguzia, battute e buonumore messo in mezzo ad ogni strada, di fronte ad ogni bar e intorno ad ogni panchina.
Sembrano usciti dalle commedie di Plauto, spernacchiatori finissimi della società, di loro stessi, della vita e della morte, della gente e delle grandi faccende che attraverso battute e strofette combinate a due menti, diventano sale e sorrisi. Due in uno, uno per due: neuroni combinati come oggetto di un calcolo matematico ben preciso; la tagliente ironia ha regolato le affinità, la simpatia ha accordato chimicamente memoria storica e personaggi di ieri e di oggi.
Preziosi archibugi istoriati che se colpiscono non feriscono ma macchiano di colori e buonumore. Se ci fosse giustizia, ogni luogo dovrebbe avere i suoi Rudy e Nik, perché in fondo non serve passare alla storia per le grandi imprese, ma per il saper vivere con leggerezza, per distribuire gratuitamente buonumore e una risata. Di quelle sincere, argute e affilate come lame di fioretto.
L’ironia è una cosa serissima, andrebbe premiata. E lo facciamo così, con quella benigna affezione colorata con cui Giorgio e Roberto descrivono ogni cosa. Riuscire ‘universalmente’ simpatici non é dono della sorte, servono particolare intelligenza, mente aperta e benevola osservazione. Patrimonio di Veroli, più degli ori delle cattedrali, dei monumenti e dei numeri romani.
“Piacere è andar in compagnia, ridere e burlare…” lo scriveva Goldoni, per chi sapeva leggerlo.
Monia Lauroni
Foto: Gian Luca Franconetti