“Siamo rimasti in tre, tre somari e tre…ambulanti”. Questo è il quadro che si è presentato stamattina al centro di Veroli. Non proprio quello che aspettavano con trepidazione le attività commerciali che solo ieri avevano riaperto i battenti dopo il lungo periodo di fermo. Per dire ‘buona la prima’ c’è ancora tempo e forse non ci sarà una seconda. Il primo mercato di Veroli dopo la fine del lockdown va in cortocircuito e registra un insuccesso, con lunghe discussioni fra esercenti e vertici comunali culminate in una smobilitazione nevrile e non immune da code polemiche. Un flop che è figlio della difficoltà di organizzarsi e trovare la quadra nel contesto di una situazione in cui emergenza e diritto al commercio si giocano una partita delicatissima. Alla base di tutto la scelta di mantenere il mercato agroalimentare al centro e di dislocare invece i banchi per l’abbigliamento in zona passeggiata San Giuseppe, sede canonica ormai da un po’ di tempo. E’ accaduto che ad un certo punto fra i commercianti di questa seconda tranche si sono iniziati a registrare malumori evidenti. Il motivo? A detta di molti risiederebbe proprio in quelle divisione di ruoli, in cui l’assenza dei banchi alimentari che operavano distanti in centro avrebbe cancellato l’effetto traino. Quell’effetto per cui il cliente va per corallina e cacio e poi magari si ferma a dare una sbirciata a camicette e scarpe, effetto per il quale tutti i banchi arrivano a ‘fare sistema’. Una situazione complessa, su cui ogni velleità di generalizzazione o giudizio sommario rasenta l’irresponsabilità, anche e soprattutto a contare la bona fides di scelte che avevano come stella polare la tutela della salute dei cittadini durante un’epidemia indebolita ma non doma. Esponenti del comune e della municipale hanno dialogato a lungo con i commercianti più sfiduciati, ma almeno in quanto a risultanze immediate invano. A metà mattinata infatti il mercato è di fatto morto, con solo poche bancarelle a resistere eroicamente in centro ma pronte alla smobilitazione. La questione dell’omogeneità e della spendibilità commerciale del mercato verolano, che è precedente alla situazione innescata di Covid, è antica e per ora ancora irrisolta. E purtroppo la meravigliosa ma asfissiante urbanistica della perla ernica non aiuta. La settimana scorsa, per mezzo di un atto affisso in albo, l’amministrazione in carica aveva fatto sapere che per esigenze logistiche e cautelari il mercato avrebbe avuto due location: alimentari e florovivaisti sarebbero rimasti in centro come stabilito quando la riapertura faceva ancora il paio con la fase viva dell’emergenza; gli altri avrebbero trovato sistemazione più a valle, a San Giuseppe. Diversi rumors di questi giorni davano la linea dell’assessore Iaboni, quella della bilocazione cioè, come non proprio condivisa da altri esponenti amministrativi, che invocavano tra l’altro la necessità di liberare la Provinciale. D’altro canto in centro mancherebbe la seconda via di uscita e il dato empirico creerebbe i presupposti per una inidoneità della location due che la situazione epidemica attuale ovviamente rafforza. Il sunto pare essere quello per cui il mercato in centro sia magari bello da vedere ma non immune da problemi. La necessità pare dunque essere quella di trovare una location organica per tutte le categoria merceologiche. Un casotto insomma, a cui verrà messo rimedio in questi giorni – almeno questo è l’auspicio – con summit e decisioni organiche presi con somma urgenza a Piazza Mazzoli. Lo chiede il commercio open air, a cui Veroli non puo’ assolutamente permettersi di rinunciare. Oggi è andata male, ma gli elementi per evitare il bis in negativo ora sono tutti sul tavolo. Stamattina già si percepiva aria di pioggia e temporali. E qualcuno in silenzio ha strologato.
Monia Lauroni