Neanche il tempo di riaprire i cancelli, che al Cimitero comunale di Veroli ricominciano i furti di piante, fiori ed oggetti posati sulle tombe. Una serie di “furtarelli” tanto odiosi quanto miseri che sembrano dispetti e che feriscono ulteriormente i parenti dei defunti. Il dolore per la perdita del caro estinto, implacabile, amplificato da chi in modo incivile si appropria di un oggetto simbolico, che sta a testimoniare un gesto d’affetto verso chi purtroppo non c’è più. La denuncia parte dalla famiglia Oddi di Veroli che più volte ha subito furti sulle tombe dei propri cari. Ladruncoli senza cuore, ma dal ‘palato fine’ hanno rubato come ultimo episodio un orchidea. In alcuni casi si tratta di vere e proprie ruberie, in altri meschini atti di teppismo. Rubano i ricordi, rubano gesti di consolazione, rubano oggetti della memoria magari lasciati lì da mogli, figli e madri. Nessuno si impoverisce, nessuno diventa ricco, si aggiunge solo dolore al dolore. Perché? Viene da chiedersi. Tempi di crisi ‘interiore’ che non risparmiano neppure i luoghi sacri, gesti che vanno a toccare i cuori e il ricordo, l’ultima cosa che resta oltre uno spazio vuoto. C’è chi chiede più sorveglianza, chi telecamere, chi invece si appella a quell’ultima briciola di cuore che anche se nascosta e inaridita non può, soprattutto dopo tanta desolazione, restare indifferente. La morte già ruba tutto, a chi va via e a chi resta, è già essa stessa l’oltraggio più grande, l’unico reato senza remissione, dinanzi al quale ogni essere che si dica umano dovrebbe provare rispetto e soggezione. Non siamo diventati migliori, non abbiamo imparato nulla, ma nel dolore di chi subisce c’è ancora speranza.
Monia Lauroni