HOMEPAGE CULTURA ‘Venti Venti’, Luca Caperna e la bellezza di essere cantautori

‘Venti Venti’, Luca Caperna e la bellezza di essere cantautori

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Un dottorato in filosofia ed una chitarra per far scorrere le dita sui pensieri. Dal divenire di Eraclito all’essere di Luca. E la bellezza di essere cantautore. Il coraggio di esserlo senza riserve, senza appartenenze. Luca Caperna, giovane cantautore verolano, è così. Il rapporto che abbiamo con le canzoni è poco consapevole: ne consumiamo molte, ne memorizziamo tante, ma ne discutiamo poco in termini seri. Eppure ognuna ha la propria anima, il proprio statuto, le proprie leggi, le proprie emozioni che sono lo specchio di chi le compone. Luca Caperna è uno di quelli che crede ancora nella bellezza dei pensieri profondi, nelle note che li accompagnano, negli spartiti di attimi di lune indifferenti che forse non finiranno mai dentro ad un CD. Sembra quasi che l’ufficialità non faccia parte della vita quotidiana di Luca. Uno dei pochi rimasti a credere in ciò che non è banale, a cantarlo col cuore più che con la voce e lungo sentieri che conducono al popolo. Lo sanno tutti, è solo percorrendo strade complicate che si raggiungono mete affascinanti. Come si può approdare su vette altissime se non c’è interesse alla scalata? Bisogna conoscere e amare le profondità dei pensieri per sapere che l’ammirazione pret a porter, da tanti ambita, comporta il rischio di cadere nella superficialità. La belleza di Luca è poroprio questa: mai baratterebbe la popolarità per la libertà e l’indipendenza di pensiero. Essere cantautore, esserlo per davvero, non è una cosa semplice. Le canzoni di Luca raccontano ciò che è il suo carattere e come vede i fatti che gli girano intorno, a volte in maniera leggera e distaccata, come bozzetti o caricature, altre più profonda e riflessiva. Il mondo del cantautore è decisamente più lento. La quotidianità ha contatori diversi, diverse clessidre, diversi telescopi. Specie se si approda sulla denuncia sociale. Luca Caperna è anche questo. Un modo tutto suo di raccontare i vizi e i malanni di una società che può anche isolare, escludere, emarginare, distruggere. Cantare il popolo senza scadere nel populismo. Nelle sue canzoni è come se sedesse affianco alla gente comune per raccontare ciò che vede e ciò che sente dire, offrendo sicuramente una propria visione ma senza ergersi a portabandiera. E poi c’è l’amore, ci sono le storie disincantate, le lontananze, le delusioni, servite in musica e senza preoccuparsi troppo di quella schiera che preferisce la canzone “impegnata” a quella “d’amore”, ritenuta minore. Essere cantautori, parlare di sentimenti, è anche questo: spingersi fuori dal seminato a rischiare l’inferno della critica di paese. Da pochi giorni e dopo quasi un anno di lavoro è uscito il nuovo album “Venti Venti”. Composto da otto brani, tra questi anche la sua visione interna durante il lockdown. Mostrare anima e pensiero è spesso ancora considerata un’anomalia. Quell’anomalia che incatena ad essere se stessi solo per il gusto di spostare l’ipocrisia un po’ più in là. Andatelo a cercare, e scoprirete che la ragion pura non è poi così lontana dalla malinconia delle notti di luna piena.

Monia Lauroni