Purtroppo come recita un vecchio adagio: “fa più rumore un albero che cade di un’intera foresta che cresce”, un paragone un po’ azzardato? Chissà. Però è altrettanto corretto parafrasando un altro adagio: “Dare a Cesare quel che è di Cesare…”. Perchè è giusto riconoscere i propri meriti, soprattutto in questo delicatissimo periodo legato alla pandemia, purtroppo ancora in corso ed alla paura del covid, alle strutture sanitarie e alle persone che vi operano.
Per questo è doveroso ringraziare chi giornalmente si adopera in tale guisa, spinto sia dal senso del dovere e dal Giuramento di Ippocrate, che dalle doti umane insite in ognuno di coloro che va oltre, dimostrando la propria umanità, cercando di far stare meglio le persone che soffrono. Vogliamo riportare il sentito ringraziamento della signora Giovanna Mincione di Alatri e della famiglia Pironi di Boville Ernica. I componenti di questo nucleo familiare: padre, madre e un figlio si limitano a dimostrare la propria gratitudine a tutto il personale della casa di cura Villa Gioia di Sora accreditata dalla Asl di Frosinone.
Per quanto riguarda Giovanna Mincione, la signora ha voluto spiegare e raccontare gli avvenimenti delle ultime settimane. “Il 23 febbraio scorso ho iniziato ad avere dei sintomi, tosse e raffreddore. Mi sono preoccupata in quanto mio figlio, residente in famiglia era positivo ma asintomatico al covid 19. Ho così deciso di effettuare un tampone rapido, che purtroppo ha dato esito positivo, cui è seguito come prassi quello molecolare presso il nosocomio di Frosinone. Qualche giorno a casa, l’inizio della cura e la decisione di allertare il 118, visto l’aggravarsi del mio quadro clinico. Il ricovero allo Spaziani dopo una sosta al Pronto soccorso e poi al tendone ed il ricovero al reparto, con l’inizio della cura. In questi giorni ho potuto constatare la professionalità e il trattamento di tutto il personale dell’ospedale del capoluogo. Un grazie sentito a tutti: dagli ausiliari al personale paramedico e medico. Nessuno escluso. Poi il ricovero alla casa di cura Villa Gioia dove sono stata ricoverata fino al 25 marzo. Una struttura dove mi sono sentita come a casa. Non trovo le parole adatte per manifestare la mia gratitudine a tutto il personale: ausiliario, addetto ai pasti, paramedici e medici. Qualche giorno dopo il mio ingresso a Villa Gioia anche mio marito Vincenzo ha dovuto ricorrere alle cure dei sanitari per la positività al Covid. Ovviamente non potevamo vederci ma ci sentivamo più volte al giorno. Per parlare di noi, della situazione in corso dei due nostri figli che non potevamo vedere. A costo di essere ripetitiva voglio nuovamente spendere belle parole per tutto il personale, suffragato, nel giorno del mio compleanno (23 marzo), dagli auguri e l’affetto di tutti. Ovviamente graditi come quelli di mio marito Vincenzo. Grazie, grazie infinite a tutti”.
Bruno Gatta