HOMEPAGE CULTURA Uno sguardo sulla sezione Orizzonti di Venezia 76^

Uno sguardo sulla sezione Orizzonti di Venezia 76^

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Oltre ai film più attesi che concorrono per il Leone d’oro, da anni c’è un altro concorso nell’ambito della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti. Spesso questa Sezione rivela opere più interessanti di quelle in Concorso principale. Anche quest’anno le aspettative sono state mantenute. Tra queste ricordiamo “Balloon” (il palloncino), film tibetano su 2 bambini che vivono nelle praterie tibetane, dove conducono una vita semplice e tranquilla insieme alla loro famiglia. Un preservativo scatena momenti di imbarazzo e divertimento, ma anche un autentico dilemma. Cosa è più importante nel cerchio della vita e della morte, alla base del ciclo vitale della fede buddista, l’anima o la realtà? Analogamente il film spagnolo “Madre” pone benissimo in scena il dramma di una madre successivamente alla scomparsa del figlio. La lunga elaborazione del lutto passa attraverso la sovrapposizione della figura del figlio in un suo coetaneo. Di tema simile “Un figlio” tunisino. Una felice coppia formata da due manager, poco ortodossi nella fede musulmana, si trova al centro di un attentato fondamentalista contro la polizia ed il loro figlioletto viene gravemente ferito. Si trovano davanti alla scelta di dover trapiantare il fegato del bambino ma le analisi sveleranno un dramma che mette in crisi le loro vite e le loro convinzioni. Il regista, Barsaoui, riesce a gestire molti temi, da quelli più intimi a quelli sociali, con padronanza dei mezzi e della trama. Veniamo a due vere e proprie chicche nella sezione Orizzonti: l’iraniano “Just 6.5” che con piglio molto occidentale parla del gravissimo problema dei drogati a Teheran che hanno raggiunto i sei milioni e mezzo, nonostante le esecuzioni. A partire dal lungo inseguimento di apertura, l’indagine della polizia su un traffico di droga, tra vari colpi di scena, attraversa in maniera perpendicolare la società iraniana. L’esordio di Nunzia De Stefano, ex moglie di Matteo Garrone, che comunque l’ha sostenuta ed ha prodotto questo suo esordio. “Nevia”, la protagonista è una ragazzina di 17 anni che vive in un prefabbricato del post terremoto del 1980 a Ponticelli, zona orientale di Napoli. Dopo la morte della madre, lo condivide con la sorellina più piccola e la nonna. Il padre è detenuto a Poggioreale. La ragazza vorrebbe scappare dall’ambiente che la circonda, cerca una fuga per scampare al destino segnato, verso cui tutti intorno a lei la spingono. Ce la farà rifugiandosi nel magico mondo del circo. I dieci minuti di applausi alla fine della proiezione testimoniano l’affetto immediato del pubblico che ha travolto la stessa regista che non è riuscita a tenere lo scambio di domande che seguono la proiezione. In attesa delle decisioni delle giurie e con la speranza che sarà possibile vedere queste opere al cinema. Un saluto da Venezia 2019.

Alfredo Salomone