Non che Veroli o la Ciociaria siano posti desueti per certi incontri, ma quando poi uno li fa in certi contesti lo ‘strano’ prende il comando della faccenda. Un caprone, un grosso caprone nero in altezzosa posa nel bel mezzo dei vicoli della perla ernica, in Via Giuseppe Garibaldi esattamente, il vicolo che porta a Sant’Erasmo, in posa solitaria, senza un pastore e soprattutto senza un gregge. Insomma, senza motivo malgrado di motivi per vivere da queste parti gli ovini in genere ne abbiano sempre avuti. Non è un mistero estivo ma solo un fatto curioso, fatto che ha suscitato l’attenzione di due cittadine che hanno fotografato l’animalone nel pieno della sua esibizione solitaria. Le donne hanno provato a chiedere se in giro vi fosse un gregge ma invano; il capro se ne stava lì, fiero e iconico, come se fosse letteralmente piovuto dal nulla. Le ipotesi per spiegare lo strano incontro paiono restringersi a numero e novero di due. O con ogni probabilità si tratta di un animale domesticato in senso puro, cioè ridotto da conducator di armenti ad orpello da cortile, oppure si tratta di un caprone che per motivi caproneschi che mai conosceremo ha perso tramontana, bussola e voglia di fare il suo lavoro e, dalla campagna, ha imboccato la via dell’abitato. Questo a non voler considerare ovviamente tutto lo starter pack dell’immaginifico dark a cui la capra è associata. Ma a noi l’incontro è piaciuto e quindi anche su questo binario esoterico e ridanciano preferiamo aggrapparci alle leggende buone. E ce n’è una che pare fatta apposta per l’incontro fra Veroli e il cornuto visitatore. Secondo una leggenda celtica poi traslata nel basso medioevo anche in Italia perché sopravvissuta a quella che vedeva nel capro il demone Baphomet, se si è così fortunati da incontrare una capra nera su una mulattiera sperduta o in un vicolo, vuol dire che lì c’è un tesoro. Buona caccia!
Monia Lauroni