Un avvenimento da ricordare per gli spettatori dello Stadio Panico di Sora che hanno assistito all’esibizione di Renzo Arbore e della sua Orchestra Italiana.
Una formula ben collaudata da oltre 26 anni spesi in giro per il mondo per portare ovunque l’omaggio alla canzone napoletana, cui molti cantanti tradizionali napoletani guardavano con sospetto all’inizio.
Roberto Murolo, fine musicista, invece supportò l’idea sin dall’inizio e la serata inizia proprio con un omaggio a questo grande artista sulle note di Comme facette mammeta e Reginella, tra i pezzi preferiti da Murolo. Sempre in tema di omaggi si passa a Renato Carosone la cui Maruzzella viene eseguita in versione cubana, O sarracino tra voci di ambulanti e rap, e una versione country western di Chella llà.
Ormai il ghiaccio è rotto e viene proposto un pezzo arboriano, scritto con Peppino Gagliardi, “ pecchè nun ce ne jammo in america” . Il tema dell’’America chiama Guaglione. Per un classico come Voce ‘e notte viene scelta un’esecuzione da serenata come per Dicitencello vuje. Sui temi popolari c’è spazio per la mazurka.
Altri omaggi al grande Totò ed alla sua Malafemmena, a Modugno con Ciao Ciao bambina, al ciociaro Nino Manfredi con Tanto ppè ccantà. Gran finale, mentre partono i trenini in platea, con Catarì, O surdato nnammurato, e le canzoni delle trasmissione televisive di Arbore: Ma la notte no, Vengo dopo il tiggì, La vita è tutto un quiz e Cacao meravigliao.
Chiusura con Luna Rossa. Complimenti al protagonista Renzo Arbore che, dopo qualche incertezza iniziale, ad 80 anni tiene il palco in maniera egregia all’attuale formazione de L’Orchestra Italiana, composta da ottimi musicisti, che supportano il capocomico. E stasera 24 tocca all’Auditorium di Roma. Buon divertimento
Alfredo Salomone