Per il secondo appuntamento ‘Frosinone sale in Cattedra’ visita questa mattina alle ore 9.30 presso l’Istituto Comprensivo Veroli II in località Sant’Angelo. A fare gli onori di casa la dirigente Scolastica dottoressa Angela Avarello. Per il Frosinone, accompagnato dall’Ufficio Stampa e dal direttore Salvatore Gualtieri, è stata la volta dell’attaccante Samuel Mulattieri che ha raccolto il testimone lasciatogli dal compagno di reparto Luca Moro, presente alla prima uscita della stagione ad Alatri. Presenti l’avvocato Marika Gimini, docente presso l’Università San Raffaele di Roma, il presidente dell’Accademia Frosinone Luigi Lunghi, Silvia Rabotti e Marco Frasca dell’Associazione ‘We’re all Africa’ e il vice questore Vicario presso la Questura del capoluogo, dottor Angelo Morabito. Cliché consolidato della mattinata, con brevi interventi e il successivo focus sul bomber giallazzurro che poi è stato sottoposto al rituale fuoco di fila sdi domande da parte degli studenti.
Ad aprire il giro è stata la dottoressa Angela Avarello che ha dato il benvenuto a Mulattieri (“non ha bisogno di presentazioni…” ed a tutti i relatori della mattinata: “Oggi per noi è un’occasione che ci permette di toccare un tema importante, il razzismo nello Sport. Che dovrebbe essere sinonimo di inclusione, di aggregazione ma sempre più spesso purtroppo assistiamo a fenomeni di xenofobia all’interno degli stadi da parte di pseudo-tifosi che tentano di mostrare il lato peggiore. Questo tipo di progetti costituiscono un momento di crescita per gli studenti, l’incontro ci permetterà di comprendere come lo Sport sia il veicolo di messaggi positivi. E mi permetto di ricordare una frase del grande giornalista Gianni Brera: Lo sport non ha barriere di sangue, né di opinioni… Nello sport non debbono esservi stranieri”.
Ha preso la parola l’avvocato Marika Gimini, che dall’inizio del progetto ‘Frosinone sale in cattedra’ collabora con il club giallazzurro: “Questa una iniziativa che il Frosinone Calcio ha inteso promuovere è finalizzata non solo alla diffusione di questi messaggi ma anche a sensibilizzare i giovani sul tema così delicato. Voglio dare la parola al presidente dell’Accademia Frosinone, Luigi Lunghi, che ci aiuterà a comprendere con le sue parole l’impegno che la Società giallazzurra mette ogni giorno per valorizzare il tema dell’inclusione nello Sport”.
“Il Frosinone Calcio – ha spiegato Lunghi nel suo intervento, seguito poi da un video nel quale ha mostrato il lavoro di integrazione del Frosinone che parte dalla base, dai primi passi nel calcio – è la prima società a livello professionistico che ha lanciato il progetto ‘Frosinone Experience’ all’interno del quale ci sono i vari progetti pilota che sviluppiamo sul territorio. Uno di questi è denominato ‘Integrazione Giovani’, attraverso il quale abbiamo fissato un accordo con quattro Case Famiglia della provincia di Frosinone che per tre mesi ci dà la possibilità di avere con noi trenta ragazzi anche extracomunitari. Due giorni a settimana si allenano con le varie formazioni dell’Accademia, in base alle età. L’intenzione è quella di andare oltre le parole, dimostrare che c’è la possibilità di superare quelle barriere culturali che spesso sono nella testa delle persone mature più che di voi giovani. Siete voi che dovete cercare di cambiare questo tipo di messaggi sbagliati”.
“Ringrazio tutti presenti – sono state le prime parole del direttore Salvatore Gualtieri -. Il protagonista della mattinata è senza dubbio il nostro bomber Samuele Mulattieri, un talento non solo del Frosinone Calcio ma anche per la nazionale”. Gualtieri ha poi spiegato l’importanza di ‘Frosinone sale in Cattedra’, inserito nel contenitore ‘Frosinone Experience’ che ha, ha voluto ricordare, presenta tre sezioni: Scuola, Territorio e Solidarietà. “La sezione Scuola ci permette di andare periodicamente negli Istituti e toccare i temi più sensibili, alla presenza di un nostro calciatore. L’Experience Territorio ci dà la possibilità di valorizzare le bellezze naturali di questa provincia, andiamo nei paesini sempre accompagnati da un calciatore per far conoscere le interessanti realtà che ci sono in Ciociaria. E poi c’è la parte Solidale con la quale si interseca il progetto ‘Integrazione Giovani’ che è davvero esclusivo a livello di calcio professionistico in Italia. Come ha spiegato Lunghi, a cicli di tre mesi, il Frosinone mette a disposizione le proprie strutture per un progetto che vede la presenza di trenta ragazzi per volta che avranno la possibilità che, al di là del percorso tecnico, di socializzare ed integrarsi. Ieri è stato il primo giorno e i ragazzi sono stati tutti molto coinvolti”.
Il messaggio di inclusione lo ha spiegato Marco Frasca dell’associazione ‘We’re all Africa’ che sta operando attualmente in Kenia: “Vigliamo ringraziarvi per la possibilità che ci avete dato per parlare del nostro lavoro con l’associazione. Quale la correlazione tra un’Associazione che lavora in Africa e il tema che affrontiamo oggi? Partiamo da quella parola, razzismo, che tante volte ritroviamo nei discorsi quotidiani. Lo Sport cosa dovrebbe fare? Combattere il razzismo. Ma facciamo un bel passo indietro, rispolveriamo i nostri ricordi dì Storia: nell’antica Grecia, durante le manifestazioni sportive, si interrompevano tutte le guerre. Nel corso della Storia questo valore è rimasto nello Sport, che ha l’obiettivo di annullare le differenze. Ed è un po’ quello che abbiamo fatto noi con la nostra Associazione, quando qualche anno fa abbiamo deciso di giocare nella squadra… dell’Africa, farci carico dei problemi di chi vive lontano da qui, mettendoci quindi dalla loro parte. Non ci siamo mai lasciati scoraggiare, da 13 anni lavoriamo su alcuni progetti e ci siamo impegnati per cercare di cambiare nel nostro piccolo le cose in situazioni ambientali sovente drammatiche”.
A Marco ha fatto eco Silvia Rabotti che ha spiegato più nel dettaglio i progetti che vedono impegnati l’associazione: “In questo momento ci stiamo occupando di due grandi progetti: la gestione di un ospedale che si trova in una zona molto remota del Kenia ai confini con l’Uganda. Nonostante la nostra esperienza di quei territori, per la prima volta dobbiamo confessare che ci siamo lasciati impressionare dalla situazione di quella popolazione. Cerchiamo di far comprendere l’importanza della assistenza sanitaria e prima ancora delle norme igieniche di base. Il secondo progetto ci vede impegnati nella gestione di un orfanotrofio che è in un piccolo villaggio, una casa di accoglienza per 50 bambini sieropositivi di tutte le età. L’Aids in Africa è una piaga ma quello che abbiamo potuto vedere è che questi ragazzi vengono totalmente emarginati dai loro stessi coetanei, spesso anche dalle loro famiglie e molti rischiano anche di essere uccisi. La Casa di accoglienza cerca di dare loro una speranza di sopravvivenza”.
Dopo le testimonianze toccanti di Marco e Silvia, l’intervento del vice questore Angelo Morabito: “E’ davvero emozionante stare tra voi. Mi sono sentito tornare indietro nel tempo, bambino come voi. Poi si cresce, si studia. Io dopo la laurea sono entrato in Polizia. Il nostro è un ruolo che definirei molto ampio, non va assolutamente ridotto come portano a pensare i cosiddetti luoghi comuni. Prima di tutto ho l’obbligo di dirvi che la cultura della legalità deve sempre prevalere. E successivamente comprendere come i veri valori dello Sport devono essere i perni attorno ai quali ruoterà tutta la vostra crescita. Rifuggere quindi dalla violenza, dai comportamenti sbagliati. Grazie al Frosinone Calcio noi portiamo questo tipo di messaggi nelle Scuole, affinché voi possiate crescere in maniera sana. Vengo da una realtà molto difficile come quella calabrese, so cosa significhi vivere in un ambiente particolare. Sarebbe bello che questo tipo di messaggio che portiamo avanti con il Frosinone venisse rilanciato anche nelle nostre regioni del Sud Italia dove se ne sente tanto bisogno”.
Gran finale con le parole di Samuele Mulattieri che, esaltando la figura di Nelson Mandela, paladino della lotta all’apartheid, si intersecano subito con le domande: “E’ un piacere essere qui tra voi, preferisco passare alle vostre domande”.
E un alunno gli chiede: Come pensa di poter sensibilizzare, attraverso i suoi profili social, sul tema del razzismo? “Non sono molto social, uso quei canali per postare esclusivamente le cose del mio lavoro, quindi gli aspetti del calcio. Il tema del razzismo andrebbe toccato con grande attenzione soprattutto sui social. Voglio però riallacciarmi a quanto è stato detto in precedenza riguardo il progetto ‘We’re all Africa’ portato avanti da Marco e Silvia come anche il progetto di inclusione della nostra Academy: rappresentano l’essenza, ognuno con le loro specificità, della lotta vera al razzismo. Nel passato ci sono state persone di colore che hanno avuto un ruolo importante nella lotta al razzismo, io cito Mandela che in Sudafrica ha avuto un ruolo importante anche attraverso lo sport. Lui ha saputo portare avanti questa battaglia contro la discriminazione razziale anche a costo di dure sofferenze personali”.
Ufficio Stampa Frosinone Calcio