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Il Santo del giorno: Papa Pio X

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Fu Papa dal 9 agosto 1903 al 20 agosto 1914: morì un mese dopo lo scoppio della prima guerra mondiale. Il suo nome è legato soprattutto al nuovo catechismo (gli stava molto a cuore la formazione di chi si professa cristiano). Lottò contro il modernismo, ma allentò il non expedit (che teneva lontani i cattolici dalla vita socio-politica del Paese). E sdoganò il tango (condannato dai vescovi francesi). La figura di  Giuseppe Melchiorre Sarto, diventato papa Pio X, è interessante e poliedrica. Controversa, anche. Ma appassionata e appassionante.

Giuseppe Melchiorre Sarto nacque a Riese, comune che dal 1952 ha assunto la denominazione di Riese Pio X, in provincia di Treviso, secondo di dieci figli in una famiglia modesta. Suo padre Giovanni Battista (1792-1852) era fattore e sua madre, Margherita Sanson (1813-1894), sarta. Egli si distinse da molti suoi predecessori e successori proprio per il fatto che il suo cursus honorum fu esclusivamente pastorale senza alcun impegno presso la curia o nell’attività diplomatica della Santa Sede. Fu ordinato prete nel 1858 dal vescovo di Treviso, Giovanni Antonio Farina, e divenne cappellano della parrocchia di Tombolo. Nel 1867 fu promosso arciprete di Salzano e poi, nel 1875, canonico della cattedrale di Treviso, cancelliere vescovile e fungendo nel contempo da direttore spirituale nel seminario diocesano, esperienza della quale serberà sempre un ottimo ricordo.

Il 10 novembre 1884 fu nominato vescovo di Mantova e in questa veste partecipò al primo Congresso catechistico nazionale tenutosi a Piacenza tra il 24 e il 26 settembre 1889 invocando «un catechismo popolare storico-dogmatico-morale redatto in domande brevi e risposte brevissime» comune per tutta Italia poiché riteneva che il catechismo del Bellarmino «tornasse molto difficile alle menti rozze non solo dei bambini, ma anche degli adulti che in questa parte sono quasi geniti infantes».

Successivamente ricoprì la carica di patriarca di Venezia. Il governo italiano rifiutò peraltro inizialmente il proprio avallo, detto exequatur, asserendo che la nomina del patriarca di Venezia spettava al Re e che, inoltre, Sarto era stato scelto su pressione del governo dell’Impero austro-ungarico. Giuseppe Sarto dovette quindi attendere ben 18 mesi prima di poter assumere la guida pastorale del patriarcato di Venezia. Con la nomina a patriarca egli ricevette pure la berretta cardinalizia nel concistoro del 12 giugno 1893.

Tempo dieci anni e nel 1903, alla morte di Leone XIII, il cardinale Sarto fu eletto Papa. Il candidato più probabile al soglio di Pietro, in realtà, era considerato il Segretario di Stato Rampolla. All’apertura del conclave il 1º agosto 1903, la sorpresa: il cardinale Puzyna, arcivescovo di Cracovia, disse che l’imperatore d’Austria-Ungheria Francesco Giuseppe, usando un suo antico privilegio quale sovrano di un impero cattolico, poneva il veto all’elezione del cardinale Rampolla. I motivi del veto sarebbero stati non soltanto politici, in particolare la vicinanza del Rampolla alla Francia e le sue idee più aperte, ma anche personali; il Rampolla quale Segretario di Stato avrebbe infatti cercato di influenzare Leone XIII a negare una sepoltura cristiana all’arciduca Rodolfo d’Asburgo-Lorena, suicidatosi durante i cosiddetti Fatti di Mayerling. Nonostante l’indignazione di molti cardinali il conclave decise comunque di obbedire alla volontà dell’imperatore, così la candidatura di Rampolla sfumò e i suffragi si orientarono sul patriarca di Venezia, che fu eletto il 4 agosto e incoronato il 9. Prese il nome di Pio X in onore dei suoi immediati predecessori Pio VI, Pio VII, Pio VIII e Pio IX. Scelse come motto del suo pontificato Instaurare omnia in Christo (Efesini 1,10) e lo attuò con coraggio e fermezza.

Una delle prime decisioni di Pio X fu proprio l’abolizione (con la costituzione apostolica Commissum nobis) del cosiddetto veto laicale, che spettava ad alcuni sovrani cattolici e a causa del quale egli era divenuto Pontefice. Il nuovo Papa, consapevole di non avere alcuna esperienza diplomatica né una vera e propria formazione universitaria, seppe scegliere dei collaboratori competenti come il giovane cardinale Rafael Merry del Val y Zulueta, di soli 38 anni, poliglotta e direttore della Pontificia accademia ecclesiastica, che fu nominato segretario di Stato. Stante la propria inesperienza, Pio X lasciò a Merry del Val sostanzialmente campo libero nella conduzione della diplomazia vaticana. Papa Pio X rimase sempre semplice e umile e in Vaticano visse parcamente, assistito dalle sorelle, in un appartamento fatto allestire appositamente. Caratteristico e storicamente importante fu l’indirizzo teologico che diede alla Chiesa cattolica durante tutto il suo pontificato, la cui linea può essere definita sinteticamente come tradizionalista, in particolare per la lotta ingaggiata contro il modernismo attraverso l’enciclica Pascendi Dominici Gregis e il decreto Lamentabili Sane Exitu, a cui seguì l’approvazione personale del Sodalitium Pianum, una rete di informazione che indagava su teologi e docenti sospettati di modernismo. Si stava infatti diffondendo all’interno del mondo cattolico e in ampi settori della stessa gerarchia ecclesiale, una sorta di rivisitazione filosofica della teologia cattolica sotto l’effetto dello scientismo di fine Ottocento. In risposta al modernismo teologico, Pio X introdusse dal 1º settembre 1910 il giuramento della fede per tutti i membri del clero.

Pio X avviò anche la riforma del diritto canonico, che culminerà nel 1917 con la promulgazione del Codice di diritto canonico, e a redigere il Catechismo che porta il suo nome (Catechismo di Pio X, 1905). Anche sul piano della gestione patrimoniale fu lui a unificare i redditi dell’obolo di San Pietro e quelli del patrimonio del Vaticano. Ma, soprattutto, riformò la Curia romana con la costituzione Sapienti consilio del 29 giugno 1908, sopprimendo vari dicasteri divenuti inutili.  Il nome di Pio X è legato anche alla riforma del canto gregoriano. Con il Motu proprio Tra le sollecitudini (22 novembre 1903)[2], il pontefice impose il canto gregoriano nella liturgia e fornì precise istruzioni circa l’uso della musica nelle cerimonie religiose. Pio X creò il primo cardinale sudamericano della storia della Chiesa. L’11 dicembre 1905 elevò a questa dignità ecclesiastica il vescovo brasiliano Joaquim Arcoverde Cavalcanti.

L’8 agosto 1910 il Pontefice emanò il decreto Quam singulari Christus amore con il quale ripristinò l’età della Prima comunione e della Prima confessione dei bambini all’età dell’uso della ragione, cioè intorno ai sette anni. Tale età era stata fissata dai concili Lateranense IV (1215) e Tridentino (13a Sessione, 1551-1552); successivamente era stata modificata per influsso del giansenismo.

Si occupò anche di ballo.  Ai primi del Novecento il tango,  importato dall’Argentina, cominciava a sottrarre spazio in Europa al valzer e alla polka. Di fronte alle interdizioni richieste dalle autorità ecclesiastiche parigine, perché eccessivamente sensuale, si narra che Pio X desse disposizioni affinché una coppia di ballerini di tango gli fornisse un’idea precisa del nuovo ballo, per valutarne direttamente, di persona, gli aspetti scandalosi. Avvenuta l’esibizione riservata di danza, il sommo Pontefice avrebbe detto: « Mi me pàr che sia più bèo el bàeo a ‘ea furlana; ma no vedo che gran pecài ghe sia in stò novo bàeo!» (A me sembra che sia più bello il ballo della furlana; ma non vedo che grandi peccati vi siano in questo nuovo ballo!). Dispose perciò la revoca della sanzione ecclesiastica prevista per chi lo avesse praticato. L‘episodio ha ispirato anche una nota poesia (Tango e Furlana) di Trilussa.

Con l’enciclica Il Fermo Proposito dell’11 giugno 1905 Pio X allentò le restrizioni del Non expedit (ossia il fermo divieto per tutti i cattolici italiani di partecipare alla vita politica) di papa Pio IX. Gli storici sostengono che lo fece soprattutto per arginare i consensi verso le forze socialiste. Pio X, nel testo dell’enciclica, elargisce la “benigna concessione” di dispensarli da tale divieto, specialmente nei “casi particolari” in cui essi ne riconoscano “la stretta necessità pel bene delle anime e per la salvezza delle loro chiese”; e li invita anzi a perseguire la seria attività “già lodevolmente spiegata dai cattolici per prepararsi con una buona organizzazione elettorale alla vita amministrativa dei Comuni e dei Consigli provinciali”, così da favorire e promuovere “quelle istituzioni che si propongono di ben disciplinare le moltitudini contro l’invadenza predominante del socialismo”.

Proprio nei primi giorni della prima guerra mondiale, Pio X morì per una cardiopatia (probabilmente di pericardite) il 20 agosto 1914. Fu beatificato il 3 giugno 1951 e canonizzato il 29 maggio 1954 durante il pontificato di Pio XII. La festa fu originariamente fissata al 3 settembre. Il calendario del Novus Ordo Missae la prevede il 21 agosto.  La sua salma è tumulata all’interno della Basilica di San Pietro in Vaticano. È il patrono della Fraternità Sacerdotale San Pio X ed è anche compatrono secondario della città di Venezia in ricordo di quegli anni trascorsi come Patriarca.

pm