Ridurre gli sprechi è imperativo, per motivi etici e per salvaguardare l’ambiente. Perché, per produrre il cibo si consumano risorse e, se questo non viene utilizzato, se ne consumano altre anche per smaltirlo. Allo scopo di ridurre gli sprechi fra le mura domestiche, il riutilizzo degli «avanzi» è certamente un passo importante; tuttavia, nel leggere certe ricette che abbondano in rete, viene spontaneo domandarsi: è sufficiente recuperare gli avanzi, o è importante anche il modo in cui lo si fa? Se per riutilizzare due etti di pane raffermo se ne prevedono altrettanti di zucchero, e poi ancora uova, cioccolato e panna in quantità, quali «vantaggi» ne ricaviamo? Dal punto di vista nutrizionale, senza dubbio, ben pochi.
Scelte sane anche nel riutilizzo
Perciò, invece di utilizzare gli avanzi di carne per farne polpette, possiamo servircene per arricchire un’insalata. E le verdure già cotte, o quelle rimaste in frigorifero, possono essere usate, anziché per un ripieno spesso troppo ricco di una torta di pasta sfoglia, per preparare una frittata o un ragù vegetariano. Insomma, l’arte del riciclo non dovrebbe trasformarsi in una scusa per abbondare con gli alimenti di cui più si raccomanda di moderare il consumo (come salumi, panna, burro, formaggi grassi, zuccheri) o per abusare di modalità di preparazione, come la frittura, che vanno usate con misura. «Prima ancora, però — sottolinea Andrea Segrè, Direttore del Dipartimento di Scienze e Tecnologie agroalimentari dell’Università di Bologna e autore di “Vivere a spreco zero”— bisognerebbe evitare di avere avanzi. Una delle cause più frequenti di spreco sono gli acquisti frettolosi e eccessivi, guidati dalle offerte 3×2, o dagli sconti su prodotti deperibili, come frutta e verdura. Prima di fare la spesa, è importante controllare che cosa serve davvero, facendo una lista dei cibi da acquistare. Il recupero, inoltre, può riguardare anche parti degli alimenti che di solito buttiamo, come avanzi di verdure che potrebbero servire per preparare dadi casalinghi, o come teste e lische dei pesci con le quali si può ottenere il brodo di pesce concentrato. Tutto questo rientra in una logica di rispetto del diritto al cibo sano e sufficiente, che comprende anche la prevenzione degli sprechi».
Fonte: corriere.it