Succede che a Veroli l’anima del legno diventa un tutt’uno con il fuoco, ed il valore espressivo di un artista ‘segreto’ riesce a dare un’impronta molto personale ad opere vive e pulsanti. Pochi hanno la capacità di rappresentare realtà diverse nella loro interezza, attraverso un’arte poco ortodossa, ma che rivendica ruoli, per quanto elitari, di una esaltante forza creativa. Una punta infuocata, tavole di tiglio e betulla, multistrati di pioppo e quello che Rodolfo Magliocchetti, chiama ‘hobby’ si trasforma invece in creazioni che potremmo definire ‘liriche’. Le opere pirografate di Rodolfo sono un romantico segreto. Il suo incontro con l’arte è stato apparentemente casuale, al DNA non si sfugge. Se a Veroli dici Americo Magliocchetti, dici ‘il decoratore’, il pittore, dici la mano prodigiosa dello struggente sepolcro della chiesa dell’Addolorata, parli della scuola dell’indimenticato Rodolfo Mauti. Artisti di un tempo, quelli senza gallerie d’arte, senza manager, ma con i miracoli nelle mani. Rodolfo ha ereditato senza dubbio da suo padre Americo, quell’esaltante forza creativa, segno per segno, quella capacità di guardare alle cose come si guarda una pietra tagliata, le sue sfaccettature, il gioco con la luce, la disposizione delle linee, i dettagli dell’insieme. Solo fuoco e legno e tutta le trame delle architetture reali o immaginate. Creazione artistiche che possiedono voce, compiutamente equilibrate in maniera incisiva e appassionante, che scovano la luce dai tagli. Rodolfo Magliocchetti è uno di quegli artisti che non si vende, che non si palesa, che devi andartelo a cercare e che non gli piace essere definito ‘artista’. Forse sta tutta qui la sua eccezionalità: nel creare per se stesso. Nell’ammirare i suoi spettacolari scorci verolani, i suoi velieri tra gli oceani, la delicata immagine di Santa Maria Salome, patrona di Veroli, le sue Madonne che vestono l’amore di madre e di speranza, riesce difficile credere che il suo ‘hobby’ è nato solo da circa dodici anni, quando era già uomo, marito, lavoratore e padre. E che solo per caso si trovò tra le mani un pirografo in occasione di un lavoro di incisione in uno dei tanti progetti di beneficenza ideati dalla Basilica di Santa Maria Salome. A volte il destino è strano, ti riserva sorprese in grado di stupire anche te stesso. Così è stato per Rodolfo, ma l’arte ti viene a cercare quanto sente di trovare il giusto nido. Le opere pirografate di Rodolfo rivelano testi organizzati e pensati, nulla è casuale, perché il significato è già scritto nella natura del legno: gli orizzonti svaniscono, i tratti infuocati contorti, aggrovigliati e apparentemente ripiegati in uno sforzo immane nonostante la loro robustezza, sembrano che stiano per spaccarsi e cedere. All’improvviso la luce compita nei solchi e i volti risplendono, i mari si agitano, i selciati riflettono ombre pulsanti e le pietre tornano a parlare di una Veroli che si può toccare nella sua perfetta realtà. I soggetti delle sue opere sono dei più disparati, non seguono nulla di stereotipato, ma solo una strada colma di pathos e di bellezza. Rodolfo, l’artista segreto, crea così, per se stesso, anche se alcune delle sue opere sono a Modena ed in quel di Roma che da sempre è considerato sacello europeo di opere d’arte, il Santuario della Madonna del Divino Amore. Rodolfo con il fuoco trasforma la materia dimenticata, sottraendola magari ad un destino di sconosciuta mensola impolverata o portale di una casa abbandonata. Quel soffio di vita impossibile da leggere con i codici di lettura dell’ovvio artistico. E tutto questo resti un ‘segreto’. Rodolfo Magliocchetti, il bravissimo pirografo ‘figlio d’arte’, vuole restare Rodolfo, l’amico verolano che incontri e ti chiede come stai. Il suo ‘verseggiare’ in punta di fuoco è cosa personale.
Monia Lauroni