HOMEPAGE CRONACA Rinnovabili: nel Lazio ancora troppo poco utilizzate rispetto agli standard

Rinnovabili: nel Lazio ancora troppo poco utilizzate rispetto agli standard

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L’elaborazione sui dati Gse (Gestore servizi energetici) messa a punto da Openpolis – fondazione indipendente senza scopo di lucro che promuove progetti per l’accesso alle informazioni pubbliche, la trasparenza e la partecipazione democratica – ha tirato una somma sul processo di transizione verso le fonti di energia rinnovabili.

Tale transizione, infatti, è uno degli elementi chiave per ridurre le emissioni ma anche per il risparmio energetico. Non a caso, l’Unione europea ha l’obiettivo di diventare il primo continente a emissioni zero entro il 2050 e per questo ha emanato diverse direttive per raggiungerlo. Parliamo ad esempio della direttiva 2009/28 emanata dal Parlamento europeo per la promozione dell’utilizzo di energia proveniente da fonti rinnovabili, stabilendo i traguardi comunitari. Il primo obiettivo della direttiva prevedeva di arrivare entro il 2020 ad un consumo di energia rinnovabile superiore al 20%. Per il settore dei trasporti, invece, tale limite era del 10%.

Di fatto, stando ai dati Eurostat, il consumo di energia rinnovabile in Europa è passato dal 9,6% del 2004 al 22,1% del 2020, mentre per i trasporti l’aumento è passato dall’1,6% del 2004 al 10,2% del 2020.

L’Italia è stato uno dei Paesi comunitari dove il risultato ha superato l’obiettivo da raggiungere entro il 2020. Ma a livello regionale non tutte le Regioni hanno centrato a pieno il medesimo obiettivo e il Lazio si trova in fondo alla classifica stilata da Openpolis sui dati Gse.

Infatti, se la Valle d’Aosta risulta essere la regione più virtuosa con un consumo di energia rinnovabile del 105%, il Lazio ne consuma solo l’11,2%.

Seguono la Valle d’Aosta, la provincia autonoma di Bolzano (67,9%), la Basilicata (52,1%) e la provincia autonoma di Trento (47,2%).
Nel fondo della classifica, invece, insieme al Lazio si trova l’Emilia Romagna con il 12% di energia rinnovabile consumata e la Liguria con il 7,9%.

Elisa Rossi