Nella splendida cornice di Palazzo Braschi, che tra piazza San Pantaleo e Piazza Navona ospita il museo di Roma dal 1952, è possibile ammirare le mostre “Klimt.
La Secessione e l’Italia e Adolfo Porry-Pastorel. L’altro sguardo – Nascita del fotogiornalismo in Italia”. Con l’esposizione “Klimt. La Secessione e l’Italia”, fruibile fino al 27 marzo 2022, le opere dell’artista austriaco tornano a Roma dopo 110 anni. Nel 1911, infatti, qui Gustav Klimt venne premiato all’Esposizione Internazionale d’Arte.
La mostra ospita 200 opere: disegni, dipinti, manifesti d’epoca e sculture firmati da Klimt e da altri artisti appartenenti alla sua cerchia che sono stati prestati in via eccezionale dal Belvedere Museum di Vienna e dalla Klimt Foundation. Promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e co-prodotta da Arthemisia e Zètema Progetto Cultura, la mostra ripercorre la vita artistica di Gustav Klimt, sottolinea il suo ruolo di cofondatore della Secessione viennese e narra del suo rapporto con l’Italia attraverso i suoi viaggi e le sue esposizioni. Tra le opere che lo hanno reso celebre in tutto il mondo, Palazzo Braschi ospita Giuditta (1901), Ritratto di signora (1916-1917), Ritratto di Johanna Staude (1917, 1918), La Sposa (1917, 1918), la riproduzione del Fregio di Beethoven del 1902 conservato nel Palazzo della Secessione a Vienna e le riproduzioni dei Quadri delle Facoltà che, distrutti durante la Seconda Guerra Mondiale, rappresentarono allegorie monumentali per il soffitto dell’Aula Magna dell’Università di Vienna. Nel progetto su Gustav Klimt promosso da Google Arts & Culture, partendo da foto in bianco e nero, un gruppo di ricerca ha utilizzato le più recenti tecnologie informatiche per rintracciare il colore originale delle opere. Disponibile fino al 28 novembre 2021, invece, la mostra “Adolfo Porry-Pastorel.
L’altro sguardo” è la prima grande personale dedicata al precursore dei fotoreporter italiani. Grazie ad Adolfo Porry-Pastorel è nato il modo che conosciamo di guardare l’immagine politica, di costume e della società nella notizia. La mostra si concentra proprio sulla scoperta del fotografo e giornalista che, partecipando alla vita sociale del Paese ha scattato foto a fatti, personaggi e avvenimenti che seppero raccontare quel tempo. Nel percorso espositivo sono ospitati più di 80 scatti provenienti dall’Archivio storico Luce, dall’Archivio Fotografico del Museo di Roma e dagli archivi Vania Colasanti, Fondazione Turati e Farabola. La mostra si arricchisce, poi, di stampe originali, documenti inediti e filmati d’archivio. Nato nel 1888, Adolfo Porry-Pastorel ha raccontato l’Italia dagli anni Dieci ai Quaranta del Novecento ed ha lavorato per il Messaggero, il Giornale d’Italia e La Voce.
Ha saputo sperimentare nuove tecniche di stampa ed è passato per essere il “fotografo di Mussolini” pur essendo allo stesso momento un fastidioso arbitro del regime. Grazie a lui conosciamo grandi eventi storici e cambiamenti sociali tra cui le nuove abitudini degli italiani, del loro costume e della leggerezza del loro tempo libero.
I biglietti delle due mostre sono acquistabili sul sito museodiroma.it.
ELISA ROSSI