Il rumore degli elicotteri ha svegliato un’intera città, alle sei del mattino di martedì scorso. “Giustizia per Thomas” è il grido che da mesi accompagna le strade cittadine. Ora sarà il processo a stabilire cosa è realmente accaduto quel giorno maledetto in cui il giovane Thomas ha perso la vita. E a stabilire le pene per i responsabili. Di certo, agli arresti di Roberto e Mattia Toson con l’accusa di omicidio, in tanti avranno pensato a mamma Federica e a chi le è vicino in questo periodo così buio e triste. L’abbiamo intervistata.
Federica, qual è stato il primo pensiero alla notizia degli arresti?
“Sono rimasta sorpresa perché stavo incominciando a perdere le speranze, anche se il nostro avvocato ci ha sempre detto che la giustizia è lenta ma inesorabile. Ho pianto di rabbia e di dolore e la prima cosa che mi sono sentita di fare è stata quella di portare un mazzo di fiori al mio angioletto nel luogo dove è successo il fatto”.
Per mesi avete atteso un segnale concreto, è chiaro che adesso inizierà un’altra fase; quella processuale. Cosa si aspetta?
“Mi aspetto, come penso si aspetti tutta la comunità, pene severe per i responsabili e per i loro fiancheggiatori. Per dare la giusta dignità a Thomas affinché la pena inflitta agli assassini di mio figlio faccia da deterrente per le generazioni future e che episodi come quello successo a Thomas non accadano mai più”.
Oggi, se avessi la possibilità, cosa diresti a coloro che sono accusati dell’omicidio del piccolo Thomas?
”Oltre ad aver stroncato la vita ad un ragazzo di 19 anni che aveva tutto il diritto di vivere, avete anche distrutto la mia vita, che non sarà più la stessa. Dovrò vivere il resto dei miei giorni con un dolore immenso ed indescrivibile. Mi avete strappato il cuore”.
Ci sarà mai spazio per il perdono?
“Sto ancora metabolizzando la morte di mio figlio. Pensare al perdono mi sembra una parola grossa in questo momento, anche perché non ho visto nessun segnale di pentimento o di ammissioni di colpa da parte degli assassini. E se anche questo dovesse accadere la mia ferita è ancora aperta e sanguinante quindi per ora non voglio neanche pensarci. Unica cosa che posso fare è affidarli a Dio. Io sono solo un essere umano a cui hanno ammazzato un figlio”.