HOMEPAGE CRONACA OMICIDIO POMPILI, 20 ANNI IN APPELLO AI SUOI ‘AGUZZINI’

OMICIDIO POMPILI, 20 ANNI IN APPELLO AI SUOI ‘AGUZZINI’

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 Da 24 a 20 anni, con una pena leggermente ridotta ma con il pieno riconoscimento delle responsabilità dei due imputati in quell’orrendo delitto. Il delitto che, il 27 agosto del 2017, strappò alla vita a suon di bastonate una giovane donna che non voleva più prostituirsi: Gloria Pompili. La corte di Appello di Roma ha confermato le condanne per i suoi assassini, L.D.P. ed il di lei compagno, M.E.S., di nazionalità tunisina. La condanna di queste ore giunge dopo il precedente pronunciamento della corte di Assise di Latina. In quella sede di primo grado di giudizio la corte aveva inflitto 24 anni ad entrambi gli imputati, per omicidio volontario. Gloria aveva 23 anni e due bambini, di 5 e 3 anni, quando nel tratto di strada fra Frosinone e Nettuno venne brutalmente massacrata a colpi di bastone, questo secondo una linea accusatoria che ha trovato il conforto del giudizio di secondo grado, l’ultimo che si pronuncia nel merito, dato che alla Cassazione toccano i rilievi formali e procedurali con cui si è giunti a maturare le decisioni d’aula o gli atti fascicolari. La sua sola colpa fu quella di non voler più prostituirsi, attività dalla quale i suoi aguzzini ricavavano lucro, tanto che il loro fascicolo porta rubricato anche il reato di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione. Madre e fratello di Gloria erano presenti in aula a Roma. Durissima la requisitoria del Pm De Marinis, a cui in procedura hanno fatto da contraltare le arringhe dei difensori, gli avvocati Marsiglia e Crialesi. E’ toccato poi alle parti civili, incarnate dagli avvocati Tozzi e Maietta, arringare. Nella procedura italiana le parti civili non possono chiedere condanne, ma solo ‘sposare’ le tesi della procura. Possono però effettuare richieste accessorie, oltre a quelle fisiologiche legate ai risarcimenti nelle sedi non penali. E proprio una di queste richieste ha tirato in ballo, anche se solo concettualmente e senza ancora alcun suffragio procedurale, i Servizi Sociali di Frosinone. Nei confronti dell’istituto infatti i due legali hanno chiesto una valutazione e verifica dell’operato sul caso di specie ‘a cura’ della magistratura inquirente.

Monia Lauroni