In uscita lunedì 21 ottobre il podcast (Astrei Media, un progetto dell’alatrese Angelo Astrei) che racconta il Torino del socialista Borsano, una storia umana e sportiva che trascende i confini del calcio per raccontare il destino di un club e l’ambizione di un uomo, i loro sogni che prendono forma e arrivano ad un passo dal compiersi.
“Maledettamente vicini” è per il primo prodotto editoriale, con materiali ed interviste inediti, che vuole raccontare le storie dei secondi. E, come disse il grande tecnico Emiliano Mondonico, “non c’è nulla di peggio che arrivare secondi”.
Nella primavera del 1989 il Torino Calcio, inaspettatamente precipitato nella zona bassa della classifica della serie A, fu acquistato dall’ingegnere Gian Mauro Borsano, semisconosciuto imprenditore di Domodossola. La stagione si concluse con una retrocessione in serie B ma il nuovo Presidente, fin allora del tutto estraneo al mondo del pallone, riuscì a costruire nel giro di due anni una squadra straordinaria, un mix di talento e carattere, intelligenza tattica e cattiveria agonistica, che arrivò ad affrontare e sconfiggere i club più titolati del campionato italiano e della scena calcistica europea (Real Madrid su tutti). Il Torino arrivò persino in finale di Coppa Uefa nel 1992 (quando ancora le finali erano andata e ritorno e i gol in trasferta valevano doppio), venendo “sconfitto” dagli olandesi dell’Ajax con due pareggi (e colpendo addirittura tre pali nella finale di ritorno a Amsterdam, senza riuscire a segnare). Borsano era diventato nel frattempo protagonista di una vertiginosa ascesa sociale che lo aveva portato fino in Parlamento, nelle fila del Partito Socialista di Bettino Craxi, grande tifoso del Toro. Quella storia apparentemente luminosa, tuttavia, ebbe vita breve e voltò presto in catastrofe, con la squadra e il suo presidente travolti dalle conseguenze di una gestione finanziaria spregiudicata, dalla fine del craxismo e da Tangentopoli, dai malumori di un ambiente che non resse all’amarezza della sconfitta: dopo essere arrivato maledettamente vicino al successo, quel Torino – composto da uomini di sport iconici come Emiliano Mondonico, Luciano Moggi, Pasquale Bruno, Roberto Cravero, Rafael Martin Vazquez, Vincenzo Scifo, Walter Casagrande, Gianluigi Lentini – ebbe un ultimo sussulto d’orgoglio e poi si sfaldò, sgretolandosi fino al fallimento.
STEFANO CHIAPELLO lavora come traduttore e ghostwriter per diverse case editrici italiane. Ha tradotto in italiano Alex Ferguson: La mia vita, Jurgen Klopp: Scatenate l’inferno, Jamie Vardy: Dal nulla. La mia storia, e il classico di Desmond Morris, La tribù del calcio. Affetto da una forma acuta e incurabile di granatismo, appassionato di musica, di mare, di piante e di storie, ha vissuto a Barcellona e a Manila, e oggi abita a Torino.