Ancora un gesto incivile a San Vittore del Lazio, che invece ha una lunga e consolidata tradizione di amore per gli animali. Qualche isolato imbecille (o isolata consorteria di imbecilli) ha deciso che il corpo di un piccione morto per cause naturali nella mattinata di oggi dovesse diventare soggetto per un macabro quanto inutile siparietto. E così lo ha appeso, a mimare un’impiccagione, ad uno degli alberi che adornano la villa comunale di Largario Corte dei Santi. Ad accorgersi della messa in scena di pessimo gusto alcuni avventori di un locale adiacente la zona verde sanvittorese. Molti si sono chiesti chi potesse essere stato l’autore di un gesto così beceramente scenografico e del tutto privo di senso, se non il senso sbilenco che appartiene alle teste in carenza di ossigeno e neuroni. Una cosa che all’autore deve essere sembrata una boutade, invece che un atto di barbarie. Un dato pare appurato: ‘l’impiccagione’ è avvenuta di mattina, nelle ore cioè in cui i papabili colpevoli in stereotipo, cioè i giovani, sono a scuola. Dell’accaduto sono stati informati gli uffici comunali di via Santa Croce, che hanno provveduto alla rimozione della carcassa, precedentemente staccata dal ramo e deposta temporaneamente in un secchio dell’immondizia dopo la telefonata agli uffici competenti. San Vittore del Lazio è paese fierissimo della propria sensibilità verso gli animali, è luogo di adozione sincera ed empatica di cani randagi e di lotte per il loro benessere. Lotte che hanno perfino visto il comune sostenere la battaglia per il mantenimento in paese di un dogo argentino tripode adottato da amorevoli residenti. Tuttavia questo battage buono non mette al riparo la comunità da gesti isolati quanto barbari. Con precedenti anche peggiori, ancorché riconducibili a singole menti bacate. Come tre anni fa, quando ignoti fecero trovare il cadavere di un’oca impiccato e in posa di ‘crocifissione’ presso la croce di ferro che segna una delle curva della via di accesso al paese.
Monia Lauroni