Sono nato ad Alatri il 1º settembre 1955, in via di Civita n. 1. Ho rivisto quel portone nel maggio del 2010. Mi piacerebbe sapere chi ci abita, adesso. Mio padre era agente di Pubblica Sicurezza al campo delle Fraschette. Ma fu inviato in Puglia, a San Severo, in provincia di Foggia, dove era in corso un moto di popolo legato ai movimenti bracciantili. Là conobbe mia madre e si sposarono. Ma nel 1955 tornarono ad Alatri, dov’era comunque di stanza mio padre. Ho ricordi molto precisi delle mattinate all’Acropoli, Civita, della Pentolaccia e di passeggiate in carrozzina sul selciato. A meno di un anno vinsi la Mascherina d’Oro come bimbo più bello del paese. Poi, mia madre ebbe una sorta di crollo nervoso e non sopportò più di vivere lontano dalla sua famiglia, a San Severo. Mio padre ottenne dapprima un trasferimento a Frosinone, quindi a Foggia, e nel 1961 ci stabilimmo definitivamente a San Severo. Ma non riuscii mai ad adattarmi a una città grande, rumorosa e molto diversa dalla tranquilla e monumentale Alatri. Per tutta la vita laggiù, poi, mi perseguitò il fatto di dover dichiarare un posto di nascita diverso da quello di residenza. Tanto da coltivare il sogno di poter dire, un giorno: «Nato ad Alatri, ed ivi residente». Frequentai le elementari in una classe parallela a quella di Andrea Pazienza, e con lui ci iscrivemmo al DAMS di Bologna, nel 1974. In seguito cominciai a lavorare professionalmente nel mondo dello spettacolo, della comunicazione e della cultura. Non sono famoso, ma posso definirmi un professionista. Di tanto in tanto faccio qualche apparizione alla RAI come “tuttologo”. Ho pubblicato romanzi e racconti per il gruppo editoriale Mondadori e tradotto per diverse altre case editrici. Collaboro da anni alla Gazzetta del Mezzogiorno di Bari, ma scrivo anche su diverse testate. Non ho mai reciso le mie radici alatresi, e ultimamente, grazie a Facebook, sono riuscito a ritrovare un amico nato 12 giorni dopo di me. Attualmente vivo a Pescara, la città di mia moglie. Ma, almeno fino a prima del lock down, capitavo spesso a Roma per impegni professionali. Mi sono dato un obiettivo: appena la mobilità intranazionale sarà pienamente ripristinata, voglio tornare spesso ad Alatri e, chissà, magari col tempo comprarvi una casa per (ri)ottenerne la cittadinanza e poter finalmente dire: «Ivi residente!» Nel frattempo, abbraccio tutti gli alatresi e vorrei che quelli che mi leggono mi considerassero uno di loro.
Un caro saluto,
Enzo Verrengia
a cura di Patrizio Minnucci