“A dieci anni dall’istituzione del sito di interesse nazionale le attività di bonifica sono praticamente ferme e in molti casi non è stata effettuata nemmeno la messa in sicurezza delle aree, a fronte di un inquinamento grave e diffuso non solo nell’area industriale ma lungo il corso d’acqua e nei terreni circostanti. Proprio la gravità e la rilevanza della situazione aveva portato la commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, nella legislatura precedente all’attuale, a inserire la valle del Sacco nella relazione approvata nel dicembre 2012 sulle Bonifiche dei siti contaminati in Italia: “I ritardi nell’attuazione degli interventi e i profili di illegalità, eppure, a distanza di tre anni dall’approvazione del documento, le criticità rimangono praticamente le stesse”.
Così Legambiente in una nota. Per questo motivo, Legambiente si è rivolta oggi ad Alessandro Bratti, presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti, con una lettera dove segnala, punto per punto, “i ritardi e le inefficienze che hanno condannato quest’area ad una pressochè immobile situazione di criticità: dall’insensato passaggio di competenza dal Ministero dell’Ambiente alla Regione (decreto ministeriale 11.01.2013), alla mancata perimetrazione dell’area, dall’assenza del registro dei tumori della provincia di Frosinone ai mancati controlli degli scarichi abusivi nel fiume e ai problemi del depuratore inter-consortile della piana industriale di Anagni”.