HOMEPAGE CULTURA “Il lavoro buono”: a Valmontone la coltivazione di grani antichi

“Il lavoro buono”: a Valmontone la coltivazione di grani antichi

689
CONDIVIDI

Il progetto “Filiera ed Occupazione, il lavoro buono” è partito lo scorso ottobre con l’apertura della stagione della semina. Ma in cosa consiste questo progetto che ha l’ambizione di creare una filiera agricola che passi dalla coltivazione del grano alla produzione di pasta? Questa sfida nasce dal lavoro di Unicoop, della Diocesi di Velletri e dell’Università Agraria ed è promossa dalla Pastorale sociale del Lazio, il Comitato di promozione Etica, l’associazione Prospettive Future, la comunità Ecclesiale di Labico e da Slow Food.

Si tratta di un progetto volto alla coltivazione di grani antichi attraverso l’utilizzo del metodo biodinamico sui tredici ettari dei terreni che sono stati affidati all’Agraria di Valmontone. Questo progetto, passando dalla coltivazione alla produzione della pasta mira anche a creare occupazione e reddito. Il Coordinamento istituito, poi, punta a sviluppare delle cooperative che si impegnino a portare avanti il lavoro delle attività agricole, cercando di favorire lo sviluppo di un’agricoltura sociale incentrata su una forte vocazione ambientalista.

I tredici ettari di terreno coltivati a grano antico si trovano nella località Colle dei Gatti che, nel comune di Valmontone, confina con il comune di Labico. “Filiera ed Occupazione, il lavoro buono” è rivolto soprattutto alle giovani generazioni e, per la collaborazione con le attività agricole del territorio, dopo le selezioni hanno ricevuto la formazione necessaria alla costituzione delle cooperative. Entro la fine dell’anno, infatti, il programma prevede l’istituzione di cinque cooperative che verranno inserite sui terreni messi a disposizione dall’Università Agraria per la coltivazione del grano, seguendo le differenti impostazioni di: filiera autoctona, filiera di produzione, commercializzazione e logistica.

L’iniziativa della “Filiera ed Occupazione, il lavoro buono” verrà proposta come un modello replicabile anche in altre regioni d’Italia.

Elisa Rossi