Perché la data di Pasqua cambia ogni anno lo avremmo letto o ce lo avranno detto forse un miliardo di volte, ma forse la maggior parte di noi si è soffermata sui suoi ‘segreti’ legati al calendario lunare un po’ troppo distrattamente. La resurrezione di Gesù Cristo viene comunque sempre celebrata in una domenica compresa fra il 22 marzo e il 25 aprile, nel linguaggio popolare “bassa e alta” a seconda della sua data nel calendario primaverile. E fin qui è cosa nota. Sul perché la data varia dobbiamo addentrarci nei Vangeli e nella ‘luna’. Nei Vangeli Il giorno delle domenica è quello per cui si legge che il giorno successivo al sabato fu scoperto il sepolcro vuoto di Gesù. Di quale domenica si tratta? Qui entra in gioco il calendario lunare. Pasqua è fissata per la domenica successiva al primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera. Ecco perché poi Pasqua, essendo mobile, “porta a traino” della sua mobilità le feste che ad essa sono collegate: Quaresima, Settimana Santa, Ascensione e Pentecoste. A rimettere ‘ordine’ alle cose fu il Concilio di Nicea del 325 d.C. che si preoccupò di scremare le tantissime regole discese dal cristianesimo appena affermatosi e di provvedere a semplificarle in regole comuni, in cui rientrò anche la fissazione lunare e di origini “pagane” della Pasqua. Il nome ‘Pasqua’ ha origini aramaiche, “pasah” ossia passare oltre. La Pasqua ebraica infatti, la “Pesach”, aveva basi agresti e celebrava le prime raccolte di frutti e coltivazioni dopo aver “oltrepassato” l’inverno. Il significato secondo, sempre secondo la tradizione ebraica, arrivò con la liberazione degli Ebrei dalla schiavitù in Egitto. E il precedente venne stabilito dall’episodio in cui Dio uccise tutti i primogeniti egiziani risparmiando quelli degli Ebrei, le cui case erano segnate con sangue di agnello, animale simbolo delle due Pasque, quella ebraica e quella cristiana. Da qui la tradizione di consumare carne di agnello per il ruolo salvifico che ebbe il suo sangue. Simbologia rafforzata per i cristiani con il tempo, trovando in esso un diretto riferimento a Cristo che si sacrifica per il bene dell’umanità. Chi si sia credenti o no, le suggestioni della storia, delle tradizioni e della fede siano per tutti un messaggio di rinascita. Sta ad ognuno di noi sperare e credere che presto nella notte riappaia il chiarore del giorno.
Monia Lauroni