“Non vedrai mai un arcobaleno se guarderai verso il basso. Altri 20 pazienti guariti”. Il percorso virtuoso di Ini Città Bianca a Veroli nella lotta a Covid sta tutto in questa frase, postata da un’infermiera residente proprio nella cittadina ernica. All’interno della struttura di via Foiano sono stati infatti negativizzati altri 20 pazienti, che vanno a sommarsi ad oltre 30 degenti paucosintomatici già curati efficacemente in loco. Un percorso che ha trovato il suo ‘acmè’, clinico e pubblicistico nelle cure prestate con successo alla paziente simbolo di una lotta in cui il virus tende sempre più a soccombere, quella Leonilde Clarici Catalucci, che da Acilia era stata trasferita proprio a Città Bianca. E rimessa in sesto in uno dei tanti casi scuola di questi giorni in cui la guardia alta fa il paio con la speranza. Classe 1919, la donna era stata trasferita con urgenza in terra ernica dopo che, ad inizio aprile, il tampone aveva certificato che aveva contratto il coronavirus. Erano quelli giorni più bui, quelli in cui l’attacco di Covid era fresco reduce dal suo periodo di massimo vigore, i giorni a cavallo fra il 24 ed il 31 marzo. Città Bianca nel frattempo, dopo essere diventata un cluster, un vero focolaio interno cioè, era stata dichiarata Centro Covid per sintomatici lievi e in tal senso aveva fruito di protocolli di intervento specifici, sostanziati però soprattutto nella straordinaria efficienza e dedizione del suo personale, spalleggiato in questo senso dai vertici amministrativi della clinica. L’otto maggio scorso, dopo un mese di terapie e lotta, la signora Leonilde era stata dichiarata negativa, un vero e splendido record per una che era nata l’anno del primo congresso del PP di Don Sturzo. Nel frattempo a Città Bianca erano continuate le negativizzazioni dei pazienti risultati positivi, il cui numero era stato ridotto a poche unità. Che da oggi sono diventate pochissime, con altri 20 nonnini che possono fare un liberatorio ‘marameo’ al virus. E il ‘bravi’ qui ci sta tutto.
Monia Lauroni