“Il giorno del ricordo, al pari del giorno della memoria, non può essere considerato un evento di una sola parte politica, perché appartiene al patrimonio culturale e conoscitivo dell’intero Paese – ha dichiarato il sindaco di Frosinone, Nicola Ottaviani – Valori, identità, ricordi, le stesse emozioni – la madeleine proustiana – sono veicolati attraverso l’esercizio della memoria. L’oblio può rappresentare, invece, una forma di difesa in un’epoca iperconnessa come la nostra: oggi, le informazioni viaggiano velocissime in quantità impressionante, soprattutto sulle piattaforme virtuali, ed è certamente un bene che non siano tutte indistintamente immagazzinate all’interno della nostra mente. Eppure, la storia ci insegna che, in alcuni casi, la dimenticanza è un gesto immorale, teso a nascondere tragedie, dolore, ingiustizie. È quanto accaduto, per quasi cinquant’anni, nella vicenda delle foibe istriane, una ferita ancora aperta nella storia del nostro Paese, commemorata a partire dal 10 febbraio del 2005, con l’istituzione del giorno del ricordo. Quasi diecimila italiani hanno perso la vita nelle voragini dell’Istria, tra il 1943 e il 1947. Uomini e donne – appartenenti a ogni credo politico – cattolici, uomini di chiesa, anziani e bambini, furono vittime di una vera e propria persecuzione. L’uccisione degli italiani nelle foibe avvenne fino alla istituzione del confine tra l’Italia e la Jugoslavia, che diede inizio al dramma degli istriani e dei dalmati, divenuti improvvisamente esuli. Ogni atto dettato dalla violenza, dall’intolleranza, dal rifiuto del sentimento democratico, va fermamente e unanimemente condannato, al di là di ogni appartenenza, perché nega la natura stessa dell’uomo, quella humanitas, cioè, che conduce alla comprensione e all’inclusione, alla pace e alla coesione sociale”.