Vittorio Macioce, editorialista e capo della redazione romana de Il Giornale, ideatore del Festival delle Storie, è stato ospite del Rotary di Frosinone nel corso di un interessante incontro dal tema “Questa terra è la tua terra: come creare ricchezza con l’immaginazione”.
Valter Tersigni, presidente del RC di Frosinone, lo ha introdotto alla folta platea presente così: “Giornalista di successo, dalla profonda cultura, persona di immensa umiltà e semplicità, è nato a Sora e cresciuto ad Alvito. Laureato in scienze politiche alla LUISS di Roma, è convinto che incroci e crocicchi siano il posto più interessante per osservare il mondo. E proprio tra questi incroci e crocicchi ha dato vita al Festival delle Storie. Grazie al suo intuito e all’iniziativa di intellettuali e professionisti nativi della Valle, nonché alla collaborazione di grandi nomi della cultura che hanno scoperto con entusiasmo questo luoghi, è stato possibile gettare le basi di un progetto che si pone precisi obiettivi di sviluppo nel tempo.
Tutto questo è il primo passo verso un’identificazione forte: la valle di Comino come luogo di memoria, come biblioteca virtuale, territorio dalla grande valenza ambientale e culturale da cui ripartire per immaginare uno sviluppo compatibile. Vittorio è convinto, insomma, che la cultura possa cambiare il destino di una terra”. “La cultura è un motore. Non deve restare chiusa nelle stanze o nelle accademie. La cultura funziona quando va in piazza, quando va nelle strade”, ha detto Macioce. “La valle di Comino ha una sua magia, soprattutto d’estate: la magia di un mondo a un’ora e mezzo da Roma che ha qualcosa di selvaggio. Che cosa c’entra tutto questo con la ricchezza? Il mio discorso non è solo culturale, ma di prospettiva ed economico. Parte da molto lontano: da un’abbazia, quella di Montecassino. Perché da lì? Perché credo che lì ci sia il modello che stiamo cercando”.
E ha spiegato: “Alla fine del 900 sono finite anche certe visioni della realtà. Allora, il futuro era un elemento che si poteva immaginare: oggi è molto difficile farlo, è come se avessimo un navigatore obsoleto. Eppure, il futuro può avvenire solo se è prima pensato, immaginato. Poi magari non sarà quello che si aveva in mente. Ma senza questo passaggio, si rischia di vivere in un eterno presente. Bisogna immaginare una mappa: qui torniamo a Montecassino. Montecassino e la Terra Sancti Benedicti nel XII secolo sono stati la Silicon Valley del Medioevo. San Benedetto ha anticipato la rete come la stiamo vivendo oggi. La regola dell’ordine è paragonabile a un software open source; nella comunità si prega e si lavora per produrre, per inventare. Il lavoro è creatività. Non c’è un’organizzazione piramidale.
L’importante è il rispetto del software. E poi l’intuizione: la cultura va conservata. I benedettini, producendo copie dei frammenti della cultura dell’epoca, hanno salvato un mondo”. E sul Festival delle Storie: “Le radici sono nella valle e lo sguardo è nel mondo. Il mio obiettivo è che diventi la valle delle storie, che diventi un marchio”. E poi sulla commistione tra tecnologia e tradizione: “Immaginate gli autobus elettrici. Poi l’arrivo, nella valle, della fibra ottica. Così avverrà la prossima rivoluzione industriale, con una industria leggera, invisibile, che non inquina.
Nei vicoli della valle immaginate che comincino a nascere le botteghe artigiane nuove e quelle delle vecchie professioni: ebanisti, falegnami… Ogni paese diventerà così laboratorio di arte e di cultura, una fonte di creatività e identità. So che sembra un sogno ma non ci sono molte alternative. Oggi i territori devono diventare un marchio, qualcosa di vivo e rappresentativo, se non vogliono essere cancellati dalla storia”.