Una pec apparentemente inviata da un collega. È questo l’escamotage per insinuarsi nei computer degli avvocati, impedirne l’accesso ai vari file e chiedere poi un riscatto per lo sblocco.
«Purtroppo non serve avere l’antivirus – commenta amaro il professionista – dato che il messaggio arriva con una posta certificata. Una volta aperto il file, il virus si insinua nel pc e cripta tutti i dati con un’altra estensione. Poi arriva un messaggio che dice che tutti i file sono criptati e che c’è un modo per recuperarli, collegandoti su un sito. Questo sito, però, per il servizio chiede il pagamento, ma è una truffa dato che non c’è certezza di recuperare i file».
Così l’avvocato ha presentato una denuncia alla polizia postale. Una delle tante presentate in questi giorni dato che, con il sistema di posta certificata, stanno arrivando altri virus inviati con il sistema di interscambio dell’Agenzia delle entrate o dalla Camera di commercio di Roma. Ma anche in quel caso gli effettivi mittenti sono altri che utilizzano server collegati all’estero che rimbalzano da un paese a un altro per non essere intercettati.
Ma non è la prima volta che gli avvocati sono nel mirino. «Prima dell’estate il server della posta certificata – ricorda il legale – fu messo fuori uso da un attacco informatico. E lì presero tutte le pec degli iscritti all’ordine». In questi casi il consiglio della polizia postale è di non assecondare la richiesta estorsiva. Anche perché, pur pagando il riscatto non si ha certezza di poter recuperare il contenuto del proprio computer.