Il consiglio comunale di Frosinone, nell’ultima seduta di lunedì scorso, ha approvato la delibera riguardante l’”Acquisto dell’immobile, già sede della filiale di Frosinone della Banca d’Italia, con la formula del “rent to buy”, ossia una combinazione di un contratto di locazione con un preliminare di vendita di un immobile entro un termine stabilito (10 anni).
“Prima amministrazione in Italia, il comune di Frosinone ha formalizzato l’acquisizione del palazzo della Banca d’Italia, nella parte alta della città, tramite la formula del rent to buy – ha dichiarato il sindaco di Frosinone, Nicola Ottaviani – Tale operazione restituisce al capoluogo una parte importante della propria identità, storica e culturale dimostrando, inoltre, come l’impegno e l’autorevolezza della amministrazione siano stati positivamente accolti dal più importante istituto finanziario italiano”.
In questo modo, l’amministrazione Ottaviani ha chiuso il percorso volto all’acquisizione, all’interno del patrimonio pubblico, dell’immobile della Banca d’Italia, che insiste su piazzale Vittorio Veneto, per destinarlo a nuova sede comunale, ove verrà insediata anche la pinacoteca del capoluogo. L’operazione è stata condotta personalmente dal sindaco, Nicola Ottaviani, con l’assessorato della governance, coordinato da Pasquale Cirillo, e con quello al bilancio, coordinato da Riccardo Mastrangeli. A seguito della formalizzazione dell’atto autorizzativo da parte dell’assise civica – competente sull’acquisto, trattandosi di un contratto pluriennale – sarà trasmessa una prima di bozza di contratto all’istituto di via Nazionale, per definire congiuntamente gli elementi di dettaglio.
L’amministrazione Ottaviani ha, nei mesi scorsi, negoziato con l’Istituto condizioni ritenute favorevoli anche per un ente, quale è il Comune di Frosinone, in riequilibrio finanziario (procedura che non permette di effettuare mutui, oltre a comportare ulteriori limitazioni), dovuto al debito dei decenni precedenti, pari a circa 50 milioni di euro.
L’opzione presentata prevede l’acquisto entro la fine del nono anno dalla stipula, con un prezzo di vendita pari a 1.650.000 euro, per un canone annuo di 153.000 euro. L’acconto (del 77,10%) è fissato a 117.963 all’anno; godimento (22.90%) a 35.037 euro all’anno. Saldo prezzo di 470.370 euro al rogito per un totale, in caso di opzione acquisto al decimo anno, di 2.000.370 euro; totale trattenuto, in caso di mancata opzione di acquisto al decimo anno, 1.176.111 euro (canoni godimento in aggiunta al 70% delle quote versate in acconto, 82.574,10 euro all’anno). Da un punto di vista della contabilità economico-patrimoniale del Comune, l’operazione sarà contabilizzata in affitti passivi per la “quota di godimento” e in debito verso Banca d’Italia per la quota di “acconto prezzo”. In contabilità finanziaria, entrambe le poste, a natura ricorrente, saranno contabilizzate negli affitti passivi, con storno in sede di contabilità economica patrimoniale della parte riferita all’acconto in conto prezzo. Ai fini dell’opzione finale di acquisto, il Comune dovrà procedere ad accantonare le quote necessarie per un eventuale riscatto calcolato in un decimo del prezzo finale, fermo restando l’indicazione delle risorse finanziarie in tale lasso di tempo necessarie per tale acquisizione, che prevede anche la vendita o la messa a rendita dei beni di proprietà comunale liberati dal trasferimento nella nuova sede.
L’immobile presenta una superficie totale pari a complessivi 3.468,46 mq, di cui 1631 per locali, 429 per abitazioni, 268 per archivi; per tutti i 10 anni del “rent to buy” l’ente proprietario resterà la Banca d’Italia, cui competeranno sia il pagamento dell’Imu annuale (pari a 36.392 euro), sia la manutenzione straordinaria. Il valore totale che sarà corrisposto con questa formula sarà pari a 2.000.370 euro, cui andranno sottratti i versamenti dell’Imu (363.920 euro) con una esposizione equivalente finanziaria netta pari a 1.636.450 euro, valore, questo, inferiore non solo al totale degli importi dovuti in caso di mutuo (1.857.128 euro) ma anche al valore del bene stesso (1.650.000 euro). Anche in riferimento all’incidenza della rata annuale, il pagamento previsto con il rent to buy è pari ad € 153.000, rispetto alla rata del mutuo pari ad € 185.713. Al fine di rendere finanziariamente sostenibile il pagamento finale al decimo anno di € 470.370, l’ente dovrà procedere ad accantonare l’importo di 47.037 euro in conto capitale a valere sulle entrate in conto capitale (oneri concessori, condono, destinazione di eventuale vendita di beni…).