Direttore dell’Orchestra di Camera di Frosinone (in molti lo avranno applaudito, alcuni giorni fa, al Nestor, in “Concerto per Marco”, iniziativa benefica dedicata a Marco Santarelli e a tutte le vittime del terremoto), il maestro Maurizio Turriziani è una delle eccellenze del territorio: contrabbassista, dopo gli studi al “Refice”, si è perfezionato a Londra, Vienna e New York.
Ospite abituale delle più importanti sale da concerto di tutto il mondo, ha collaborato e stretto rapporto di amicizia con alcune delle più grandi personalità, come Leonard Bernstein, Daniele Paris, Ravi Shankar, Ennio Morricone (che ha dedicato a lui la composizione originale intitolata “Braevissimo”), Cecilia Gasdia, Uto Ughi. Il maestro (di cui qui, per brevità, è stato riportato solo un estratto del lunghissimo curriculum) è stato ospite, nei giorni scorsi, del Rotary club Frosinone, con un appassionante intervento sullo stato dell’arte musicale, in Italia, da cui è scaturito un vivace dibattito tra i soci dell’associazione.
“I musicisti, in Italia, vivono una situazione illogica – ha spiegato il maestro dopo essere stato introdotto alla platea presente dal presidente del club, Pietro Raimondi – siamo più penalizzati che ignorati, in realtà. Lo Stato ha preferito investire nella formazione, tralasciando la produzione: i ragazzi, dopo aver compiuto gli studi, non hanno sbocchi professionali”.
Turriziani ha ripercorso le tappe che hanno condotto all’istituzione del Conservatorio di Frosinone, ricordando anche la figura di Daniele Paris e puntando il dito contro la scarsità di enti in grado di proporre il repertorio sinfonico in Italia. “Ciò che accade in questo Paese è paradossale: eppure, il linguaggio musicale parla la nostra lingua. La notazione musicale fu codificata da Guido D’Arezzo, i metronomi sono scritti in italiano. Stradivari definì e codificò degli strumenti – violini, viole, violoncelli – che, da allora, non sono stati oggetto di evoluzione, perché perfetti.
Siamo depositari della più grande tradizione mondiale di liuteria”. Turriziani ha sottolineato come la musica insegni “la sussidiarietà. Quando si suona insieme, bisogna aiutarsi l’un l’altro, perché se chi ci sta accanto commette un errore, tutti rischiano di sbagliare”, concludendo così: “La musica è un grande investimento per l’Italia”.