Chi per amore e mestiere legge molto potrà farmi da coro dopo aver gustato il libro di Maria Scerrato.
Ti capitano tra le mani tante di quelle historiette mal scritte e di effimero valore storico-letterario che quando una piccola perla come Fiori di ginestra occupa la tua mente e il tuo cuore è una festa.
Le sette brigantesse che l’autrice dipinge in pagine di non comune pregio stilistico sono conosciute dai più solo di nome, per sentito dire, dirne male soprattutto perchè donne di briganti, donne perdute, prostitute, assassine. Qui la Scerrato ce le presenta con garbo fino a farcele conoscere in profondità, nell’intimo: le loro vite disperate e valorose si impossessano del lettore sin dalle prime battute di ogni capitolo. Non per questo si deve ritenere l’opera di genere antologico, tutt’altro, le storie sono concatenate tra loro dal filo rosso del brigantaggio.
Il libro è frutto di intenso studio e si pone nel solco di Valentino Romano, e lo stile ricorda il miglior Guerri. Libro finito? Neanche per sogno: attraverso le vite delle donne briganti si ripercorre con passo svelto ma puntuale e preciso il corso di quegli anni straordinari e terribili che seguirono l’Unità d’Italia, con descrizioni paesaggistiche mozzafiato, e di bellezza affascinante e turpe come i cuori delle protagoniste.
Patrizio Minnucci