Il libro cronaca sull’omicidio di Emanuele Morganti, ragazzo di appena vent’anni trucidato fuori dalla discoteca Mirò di Alatri, è più di un reportage: trattansi di una vera e propria denuncia che la famiglia di Emanuele rende pubblica. Quella famiglia che ha parlato poco, distrutta dal dolore, durante l’inchiesta e a cui Vicari dà libera voce con piccoli e brevi capitoli romanzati: il più è descritto minuziosamente e realisticamente da una donna forte, Melissa, la sorella della vittima, che assieme all’intera famiglia cerca la verità, lotta, combatte contro tutto e tutti, non lasciando inevasa nessuna domanda che il narratore propone. Il libro che vede Melissa indagare sull’orribile morte di Emanuele non fa sconti a nessuno, penetra nell’intimità della vicenda tirando in ballo gli attori e le comparse, non arrendendosi neanche su presunti “segreti” della sua stessa famiglia. Una storia dolorosissima che farà male a molti ma che squarcia un silenzio più terribile dell’omicidio stesso: quello degli indifferenti, quello dei molti presenti in piazza Regina Margherita che hanno taciuto, pur vedendo e assistendo l’orrenda mattanza subita da Emanuele. Che mistero è la realtà? Questa è la domanda che si pone l’autore e a cui non v’è risposta, se non quella che ci diamo noi stessi: cosa potevamo fare e non abbiamo avuto il coraggio di realizzare dinanzi a un simile massacro; dinanzi al branco libero di uccidere un innocente in nome di non si sa cosa. Quelle orribili persone sapevano di restare impuniti? Sapevano che bene o male l’avrebbero fatta franca? Queste sono le domande a cui tenta di risponde il libro di Vicari, gettando un barlume di luce sulla morte di Emanuele Mrganti, massacrato dalle umane belve.
Patrizio Minnucci