Questo Covid 19 è uno spartiacque tra un passato che non tornerà più e un futuro che va costruito secondo principi che ancora non abbiamo fatto interiormente nostri.Aabbiamo di fronte vari scenari. Uno di questi è quello che privilegia la vita come valore assoluto, con tutto ciò che comporta in termini di privazione. Quella del Covid è una battaglia tra visioni di vita dove tutti dobbiamo schierarci. Stavolta non si scherza.. Siamo tutti chiamati a fare il futuro Io partirei da lì, da quell’immagine consegnata di diritto alla storia. Da quel Pontefice raccolto in solitaria preghiera. Un’immagine più delle parole, il cui potere è riservato ai soli fedeli. Un momento di inevitabile grazia del creato, di colori e luci a regalare un’aurea mistica di rara intensità. Intorno tutti con il capo chino e nessuno. Lì fuori non c’è davvero più nessuno: E dentro la noia inizia a fare più paura delle notizie. Aprire le finestre e non sentire nulla. Poche anime avanzano in silenzio, alzando a malapena lo sguardo per non incrociare altri occhi colmi di paura. Le case la sera sono piene di luci ma non cantano più, sono sigillate, spente, sospese insieme a chi le abita. La natura che avanza, mentre l’uomo fa passi indietro. Lo slogan “andrà tutto bene” inizia a vacillare anche se si legge che il virus rallenta. E’ il dopo che ci fa paura. La paura di non sapere più abbracciare, di non sentire più la pioggia sulla mani. Decine e decine di chilometri tra armadi, pensili, porte ed affini, e la solitudine. Questa è la vera paura: alla fine ci si abitua a tutto.
M.L.