Dantedì, ‘E uscimmo a riveder le stelle’: domani la Città di Veroli onora il Sommo Poeta con un video girato nel suggestivo ipogeo all’interno del Museo Civico Archeologico.
Dante non si spiega. Tutta la bellezza, quella pienezza, la veridicità immaginata di ciò che racconta, semplicemente si sente. La città di Veroli, fregiata del titolo di ‘Piccola Firenze della Ciociaria’, non poteva mancare alle celebrazioni per il Dantedì. Data che ricade il 25 marzo, giorno in cui, secondo gli studiosi, il Sommo Poeta come si suole chiamare Dante Alighieri, inizia il suo viaggio nell’aldilà nelle pagine della Divina Commedia, uno dei capolavori mondiali della storia della letteratura. Alcuni attenti osservatori hanno ritrovato nelle illustrazioni mitiche dell’inferno dantesco di Paul Gustave Louis Cristophe Doré, del 1861, accostamenti suggestivi con il paesaggio della contrada verolana Ondola. Teoria supportata da alcune testimonianze locali dell’epoca. L’iniziativa del Comune di Veroli, di concerto con il Teatro Comunale di Veroli ed il Museo Civico Archeologico ‘I luoghi del Tempo’ rientra nel più ampio programma di eventi e appuntamenti della Regione Lazio ‘A Riveder le Stelle!’. Per onorare il totem della parola, a 700 anni dalla sua morte, è stato realizzato un video all’interno dell’ipogeo, luogo dal fascino tenebroso e austero che lo stesso Dante avrebbe sicuramente amato e da cui avrebbe tratto ispirazione. Uno scenario facilmente accostabile a quello dell’Inferno dantesco. Per certi versi spaventoso e soprattutto terribilmente buio dove stridono solo i suoni nel loro umano dolore. A dispetto dell’immaginario comune infatti, che vorrebbe l’Inferno come un luogo infuocato, costellato di fiamme, quello dantesco è invece irrimediabilmente oscuro, privo di connotazioni coloristiche e luminose, ‘aura sanza tempo tinta’. E proprio quelle tenebre rendono l’incedere ancor più difficoltoso e sono naturalmente determinate dall’assenza di luce. Durante il camminamento la voce del regista e attore Ivano Capocciama reciterà le terzine conclusive del Canto XXXIV, l’ultimo della straordinaria cantica di ‘Dante Alleghieri di Fiorenza’, quella parte d’inferno di Belzebù “principe de’ dimoni “, e l’atto finale dell’ uscire dall l’inferno a ‘riveder le stelle’. In questi eloquenti versi si coglie un messaggio universale: dopo ogni asperità, torna la luce. Oggi più che mai queste parole si riempiono di fiduciosa speranza: passo dopo passo, tra lacrime e preghiere: la notte oscura terminerà. Torneremo a riassaporare la lucentezza del cielo stellato sopra i nostri occhi. Una scelta non causale, un potente e breve messaggio di speranza. Toccante, scarno, vuoto. Raccontare la presenza attraverso la sottrazione, il suono attraverso il silenzio. Rendere più emozionale la memoria dei capolavori, attraverso un lavoro di surreale, enigmatica astrazione. Breve perchè sarebbe stato ridondante ed arduo tentare di riassumere l’opera nella sua complessità, con la sua raffinata musicalità e commovente dolcezza, perfezione tecnica e potenza emotiva. Pertanto, ci si è limitati ad una sola osservazione, legata all’attualità dei suoi endecasillabi. Infatti, in un momento così complesso quale quello in cui ci troviamo, la lettura di Dante può infondere potenti messaggi di speranza. Perché, a ben guardare, il percorso dell’autore della Commedia non è altro che un procedere dall’oscurità alla luce, da una selva oscura infernale verso la celestiale visione del Paradiso. Un lungo cammino, tortuoso ma salvifico. Dante è contro tempo e contro tendenza, il suo è un inferno pieno di scale da cui si può risalire. E lui, il suo viaggio lo fa con Virgilio, Beatrice, San Bernardo. Questa è la grande lezione, sempre attuale, sempre contemporanea: dal male non si esce mai da soli. La Divina Commedia è il poema del pellegrinaggio. Dante Alighieri salva l’anima con i piedi, con il corpo, con tutta la sua integrale fisicità. E sarà così anche per tutti noi. Al Sindaco Simone Cretaro ed alla delegata ernica alla Cultura Francesca Cerquozzi, il cimento, il prestigio e l’impegno intellettuale della presentazione del video per onorare il Sommo Poeta a nome della Città. Più nessuno mai si è spinto tanto in alto nella letteratura. E se Dante Alighieri è il padre della lingua italiana, noi tutti ci sentiamo un po’ la sua nobile stirpe. Per Dante, ‘padre della lingua italiana’ le parole non bastavano, aveva bisogno di inventarne altre, quindi ci perdoni se non siam capaci a ‘scriver di lui quello che non è mai stato scritto per nessuno’. Il video sarà diffuso sui canali social del Museo Civico Archeologico, del Teatro Comunale e del Comune di Veroli a partire dalle ore 11,00.
Monia Lauroni