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Cultura: Klossowski, “Nietzsche e il circolo vizioso”

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Pierre Klossowski in “Nietzsche e il circolo vizioso” (1969) mostra operante nella persona e nel pensiero del filosofo tedesco quel caos divinizzante che è la scoperta della nuova tecnologia.

Le malattie, i disagi morali e fisici, le angosce e le incertezze, nonché le esaltazioni e i trionfalismi, che costituiscono l’itinerario della vita di Nietzsche, non sono, da questo punto di vista, la preparazione e l’annuncio della pazzia, ma la progressiva rottura delle illusioni che il mondo presenta, delle maschere che lo fanno apparire come un insieme di entità stabili, di eventi reali e di leggi uniformi. Per giustificare questa tesi, Klossowski si è avvalso non già delle opere compiute ma dei frammenti inediti e delle lettere in cui Nietzsche parla agli amici delle sue malattie e delle sue angosce. L’inizio dell’annuncio vissuto della nuova teologia si ebbe, secondo Klossowski, quando Nietzsche cominciò a credere nell’eterno ritorno. Era, questa, una dottrina assai diffusa nella Grecia antica, secondo cui il mondo, dopo un certo numero di anni, ritorna al caos primitivo per formarsi di nuovo con lo stesso ordine, le stesse cose, le stesse persone, gli stessi eventi; e così non una volta ma innumerevoli volte, all’infinito.

Cosicché il libro di Klossowski è stato uno tra i testi-espressione della teologia dell’anti-Dio. Il mondo non è ordine e razionalità, ma irrazionalità e disordine. Il suo principio non è quindi Dio o la Ragione o la Materia retta da leggi inflessibili, ma una forza o “potenza” che agisce senza scopo e a caso.

Il suo divenire non è evoluzione o progresso, ma l’eterno ripetersi di una vicenda che muove dal caos e al caos ritorna. L’uomo non è l’essere privilegiato che può giungere a comprendere il mondo e a dominarlo, ma un’ombra o un fantasma della potenza cosmica, dominato da essa e destinato a esserne travolto. Non ha quindi, per Klossowski, libertà nè dignità proprie e la stessa intuizione che può avere (come ebbe Nietzsche) della natura autentica del mondo è solo un’esperienza sconvolgente, di cui egli non è l’autore e che lo fa giudicar pazzo dai suoi simili.

In questa filosofia non v’è Dio né salvezza per l’uomo, e i teologi, così come gli studiosi di altri rami politici e sociali, stanno ancora interrogandosi sulle domande che il libro in oggetto pone.

Patrizio Minnucci