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Ciociaria dopo il 25 luglio ‘43. Starace e la contessa Confalonieri ad Arcinazzo

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Prospero Gianferrari (2° da destra) negli stabilimenti Alfa Romeo

Arrestato Mussolini, il maresciallo Badoglio fece imprigionare da Senise, capo della polizia, Achille Starace, il quale, dopo una breve visita a Fiuggi, aveva voluto tornare a Roma. La notte del 23 agosto 1943 furono arrestati altri ex gerarchi, come Muti, Bottai, Galbiati e Teruzzi, accusati di essere in obliqui contatti con l’ambasciata tedesca.

Starace, che era stato condotto a Forte Boccea, sulla via Aurelia, fu ben presto rimesso in libertà. Carmine Senise nelle sue memorie scrisse che fra i molti gerarchi che si dichiararono fedeli al re dopo il 25 luglio c’era anche Starace, il quale proclamava la sua avversione a Mussolini e chiamava in ballo lo stesso Badoglio a testimonianza delle sue affermazioni. Starace potè tornare da sua figlia in Ciociaria, ma non soltanto da lei perché ad Arcinazzo lo attendeva la sua giovane amica, la contessa Confalonieri. L’ex mastino del duce usciva poco di casa. La gente del luogo, generosa e un po’ indifferente, quasi non si avvedeva dell’ex gerarca, e comunque, se si imbatteva in lui si mostrava riguardosa e comprensiva. Starace e la bionda contessa potevano sembrare due colombi, e avevano l’impressione di vivere al riparo della tragedia che insanguinava la penisola.

Il pomeriggio si bagnavano in un vascone della fattoria all’aperto, insieme ai nipotini del “pelide Achille”. Egli dedicava alcune ore alla ginnastica e induceva i nipoti, Gioachino e l’altro fanciullo che aveva il suo stesso nome, a correre nei prati, a trasportare pietre e terra con una cigolante carriola per fare esercizi fisici. Il moto perpetuo era il suo narcotico. La casa della contessa Confalonieri sorgeva accanto alla villa di Rodolfo Graziani, e tutti i giorni la moglie del maresciallo invitava gli amici a prendere il tè delle cinque. Vivevano in un clima idilliaco ben sapendo che quella era solo una pace apparente.

Patrizio Minnucci