Una commedia divertente e autoprodotta la performance del 16 settembre realizzata dopo 30 ore di studio e preparazione con i professionisti del Centro Universitario Teatrale di Cassino
Si è concluso con una commedia ispirata al grande Totò dal titolo “Non c’è quarto senza quinto” il laboratorio di recitazione e scrittura creativa partito nel mese di febbraio all’interno della Casa Circondariale di Cassino e rivolto ai detenuti della sezione sex-offender. Un percorso interessante ed estremamente produttivo, sia per i docenti che per gli allievi, realizzato dal Centro Universitario Teatrale di Cassino all’interno del progetto promosso dalla Diocesi Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, a seguito di un protocollo d’intesa con la direzione del Carcere affidata alla dottoressa Irma Civitareale.
La performance andata in scena ieri pomeriggio nella Casa Circondariale ha ricevuto applausi e grandi riconoscimenti di merito alla presenza del Vicario del Vescovo della Diocesi, della direttrice Civitareale e degli altri detenuti, degli operatori culturali del Cut, dei rappresentanti della Caritas, di Maurizio Esposito, Professore dell’Università degli Studi di Cassino, degli assistenti sociali operanti nel carcere e delle autorità giudiziarie.
Lo spettacolo è nato sull’idea della storica Livella di Totò ed è stato scritto e poi tradotto in una farsa napoletana dagli stessi detenuti seguendo i toni ironici e spassosi che la tradizione teatrale della commedia partenopea impone. Al lavoro di scrittura iniziale si è, quindi, aggiunto quello dell’interpretazione e della tecnica recitativa e comunicativa che ha, così, dato spazio non solo alla creatività artistica personale di ogni partecipante ma soprattutto all’attività di gruppo vissuta nelle settimane di preparazione in piena sintonia. Da questo progetto verrà realizzato un volume dal titolo “Ricominciare” dove saranno inseriti tutti i lavori di scrittura creativa, poetica e drammaturgica realizzati dai detenuti.
Il ciclo di incontri tenuti nei mesi passati da Giorgio Mennoia, Massimo Nese e Paola Spallino, all’interno del laboratorio intitolato “Per-Corso teatrale”, è partito con una prima fase di lezioni sull’educazione alla lettura e all’analisi di testi poetici, passando successivamente al lavoro di scrittura creativa, per giungere alla fine all’acquisizione degli strumenti espressivi alla base delle dinamiche della rappresentazione teatrale e della corretta comunicazione, ossia l’arte della parola, l’ascolto e la coscienza del ritmo respiratorio, in grado di consentire l’allestimento e la messa in scena di una performance autoprodotta.
“L’attività artistico-educativa che il laboratorio ha proposto va intesa non semplicemente come una distrazione nel patimento della pena, quanto piuttosto come stimolo all’elaborazione collettiva di espressioni artistiche e creative, sana alternativa all’autodistruttivo isolamento” ha spiegato il direttore artistico del Cut Mennoia, sottolineando, inoltre, gli obbiettivi previsti di arricchimento del bagaglio culturale, di miglioramento della conoscenza di sé anche in rapporto agli altri, di beneficio nella socializzazione nel rispetto reciproco.
Già il 27 marzo, in occasione della Giornata Mondiale del Teatro, alcuni detenuti, alla presenza delle autorità e dei funzionari della Regione Lazio, si erano cimentati in uno spettacolo teatrale di improvvisazione su diverse tematiche che spaziavano dal concetto di bene e male alla coscienza civile, dal vivere comune alla tolleranza e al rispetto. Anche in quell’occasione gli attori, in scena non solo con parti recitate ma anche cantate ed eseguite con strumenti musicali, hanno riscosso un enorme successo non solo tra i compagni detenuti ma anche nelle autorità presenti.