Ultimo giorno di lavoro e poi cassa integrazione e ferie per i 3800 dipendenti dello stabilimento di Cassino di Fiat Chrysler. Infatti giovedi e venerdi produzione ferma per cig e poi da lunedi 29 luglio iniziano le ferie fino al 21 agosto ma non si rientra subito perché ieri Fca ha comunicato altri sette giorni di fermo produttivo per cassa integrazione, ossia il 22, 23 e 26 agosto. Si riprenderà a lavorare il 27 agosto. E il mese di settembre riparte con quattro giorni di blocco, il 2, 6, 9 e 16. Tutte queste fermate per smaltire le auto invendute che riempiono l’area parcheggio dello stabilimento. I sindacati fanno sapere che da gennaio al 31 luglio sono stati ben 68 i giorni di cassa integrazione che sommati ai permessi collettivi di cui l’azienda ha usufruito si arriva a 74 giorni di fermo pari a circa il 60%. Lo stabilimento sta lavorando al 40% delle sue capacità produttive, quindi ben lontani dalla piena occupazione. Per la crisi l’organico è sceso in due anni da 4.400 a 3.800 lavoratori. La Fiom Cgil di fronte a questa situazione di allarme dice che: «Serve un piano nazionale di investimenti reali delle imprese e del governo per accelerare la trasformazione dell’automotive in una direzione precisa che favorisca l’occupazione, la sicurezza e l’ambientalizzazione». Ed elenca i numeri: per FCA si registra un calo delle vendite a giugno del 13,5% in Europa, con la quota di mercato che scende al 6,1%. Nel primo semestre del 2019 il saldo negativo è del 9,5%. «A questi numeri di mercato – spiega la segreteria di Fiom – vanno aggiunti quelli delle ore cassa integrazione che oggi non risparmiano nessuno stabilimento di assemblaggio con effetti negativi sull’occupazione e sul salario». E né si hanno notizie dal Mise circa l’appello lanciato un mese fa dalla regione Lazio ce chiedeva un incontro urgente con il ministro e con l’azienda. Ora si va in ferie e del problema Fca se ne riparlerà a settembre.