Il calcio vettore di crescita. Un calcio senza facili illusioni. Due concetti saranno i capisaldi del Frosinone anche per questo 2019 appena iniziato. Non si lavora in… deroga solo perché la classifica chiama. In fin dei conti quei due ‘messaggi’ sono da 16 anni, da quando Maurizio Stirpe è il presidente della Società giallazzurra, la vera ‘mission’ del Frosinone. Chi conosce bene Stirpe sa che non si è mai lasciato condizionare dagli eventi. Non si è fatto trascinare da forze centripete. Ha tenuto il polso fermo. Ha preso il Frosinone “con l’erba del Matusa alta un metro” come ha detto anche nell’ultima conferenza stampa del 19 dicembre scorso e lo ha portato per due volte nell’Olimpo del calcio italiano. Passando per gli anni di inferno sui campi della C2 e C1, passando anche per gli agguati alla sua persona ed a quel manipolo fidato di dirigenti con i quali – quando non c’era certo la ribalta odierna – ha condiviso gioie e dolore, chilometri, timori e soddisfazioni. In una città dove il Calcio è una delle realtà maggiormente dominanti, in una provincia ‘complicata’ – e basta solo questo aggettivo per definirla – è ascrivibile alla categoria dei pochi progetti realizzati bene.
Maurizio Stirpe si è fatto sempre rispettare nelle dovute sedi senza alzare polveroni, senza chiamare a raccolte le folle. Il suo stile. ‘Low profile’ direbbero gli inglesi e lui un po’ british lo è. Il Frosinone con Stirpe ha acquisito peso specifico nel panorama del calcio italiano eppure il 19 ottobre ammise – a fronte di critiche tra lo stucchevole, il ridondante e il pretestuoso – che “non tutti i calciatori accettano facilmente il trasferimento da noi: perché Frosinone non è una piazza così ‘sexy’ per un giocatore che gioca stabilmente in A, perché siamo gli ultimi arrivati e perché dobbiamo costruirci, dobbiamo crearci una credibilità”. Quelle parole bisogna accettarle. Pochi presidenti di serie A, forse nessuno fatta eccezione proprio per Maurizio Stirpe, ammetterebbe la necessità di far compiere alla Società un ulteriore salto in alto per acquisire quel pedigree che la renda appetibile dall’esterno ed anche ai diretti protagonisti, i calciatori di ‘grido’.
E allora proprio per tutto questo e molto di più sarà sul percorso tracciato. Senza mai creare false aspettative nei tifosi. Partendo dai due presupposti iniziali, è ancora più facile arrivare a comprendere perché il Frosinone deve muoversi in un perimetro ben preciso.
COSA HA FUNZIONATO NEL FROSINONE? – La risposta è da cercare nelle stesse parole del presidente Stirpe nelle due conferenze stampa a due mesi una dall’altra: “Se questa struttura cresce, crescono anche le possibilità di stare stabilmente in serie A”. Proviamo a toccare due-tre tasti. Il miglioramento della struttura interna al Club in due anni è stato evidente, grazie anche ad una maggiore capacità di fornire servizi di ‘entertainment’. E poi è palese l’obiettivo di questa Società di consolidarsi nel calcio professionistico. Una Società che ha impostato un sistema di relazioni che non è secondo a nessuno. “Vogliamo restare stabilmente tra i 30-40 club professionistici in Italia” ha ripetuto Maurizio Stirpe. Niente voli pindarici, meglio camminare con il passo adeguato alle proprie gambe. Tutto questo è testimoniato dalle due promozioni in serie A nel giro di tre stagioni, di tre campionati di B di vertice assoluto negli ultimi tre disputati. Quindi non una presenza da meteora ma l’intenzione di restare nel calcio che conta non maniera non occasionale.
IL MODELLO-FROSINONE, L’AZIENDA CALCIO CREA LAVORO – Ah, un fatto non secondario che forse sfugge: il Frosinone grazie a questo percorso di crescita avviato da qualche stagione, crea interesse all’interno dei confini territoriali e nazionali ma anche ed all’estero. Ma soprattutto crea lavoro. Per decine di persone, per decine di ragazzi, per gli stagisti che formano il loro percorso di studi nei vari settori della Società. Per un indotto importante. Un’Azienda vera, ramificata, strutturata. Che prosegue il rafforzamento dalla seconda promozione in serie A. E che dovrà migliorarsi ancora. Andando oltre gli stessi risultati che arrivano dal campo. Si è parlato di recente di un quotidiano del Nord del Frosinone sull’onda del modello-Udinese. L’obiettivo – senza offendere nessuno – è diventare modello-Frosinone.
IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA, COSA NON HA FUNZIONATO – Un’analisi attenta non può non tener conto che qualcosa non sia andata per il verso sperato finora. La seconda possibilità, la seconda chance di A, il Frosinone non la sta giocando bene. Lo dice la classifica, lo dice il cambio di allenatore. Ci sono delle scusanti. Che non appartengono alla categorie degli alibi o delle invenzioni.
In primo luogo i ritardi sull’avvio di tutta la ‘macchina’ dovuti a due casus-belli: l’infinito post-Palermo – il presidente lo ha ripetuto il 9 luglio, il 15 ottobre 1 il 19 dicembre, con coerenza – che ha spostato l’asticella dell’avvio-operazioni al 5 luglio scorso.
Ancora prima, i postumi di Frosinone-Foggia che non vanno mai dimenticati e tantomeno sottovalutati, tutto compreso. Guadagnare un mese avrebbe permesso di ragionare con calma su tanti aspetti, di campo e non.
Infine, nei cambiamenti – necessari – effettuati nella struttura della squadra erano insite delle naturali incognite. Che possono riuscire bene o parzialmente bene, ma è indubbio che l’organico della precedente stagione incominciava a mostrare il segnale di essere datato in qualche sua componente.
COSA E’ LECITO ATTENDERSI DAL MERCATO – Gennaio è un mese bollente calcisticamente. Innanzitutto si rendono necessarie operazioni mirate. “Chi, da dove, come e quando” saranno domande alle quali dovrà dare risposta solo la competenza dell’Area tecnica. Riandiamo alle parole del presidente Stirpe del 19 dicembre scorso: “Già da 10 giorni avevamo deciso con i miei collaboratori di potenziare la squadra, a prescindere di quanti punti avremo alla fine del girone di andata. Abbiamo rispetto di chi ha investito del Frosinone, lo faremo fatto anche se alla fine del girone di andata il Frosinone avrà 8 punti”. Il Frosinone ha chiuso a 10 punti, a -6 dalla salvezza. La manovra sarà duplice: correzione degli errori di valutazione commessi e poi riposizionamento dei nuovi giocatori nelle parti di organico ritenute scoperte. Allo stesso tempo è lecito attendersi anche un’operazione di snellimento e naturale svecchiamento.
CHI DOVRA’ ARRIVARE – Nomi? No. Profili di carattere generale. Al Frosinone dovrà approdare gente che abbia voglia di vestire la casacca giallazzurra senza mugugni, per costruire insieme un futuro. Non gente che si senta di passaggio, non giocatori rassegnati ma ragazzi che abbiano voglia di crederci (“serve una testa che ci crede, e se la testa crede, guida tutto il resto” ha detto Baroni a Verona) mettendo da parte magari il loro passato, che vogliano far emergere le loro qualità tecniche e metterle al servizio del Frosinone, del tecnico e di un progetto nuovo ma in continuità. Questa è una Società che fa le cose per chi le vuole bene. E per chi dimostra che voler bene è soprattutto vicinanza, presenza, spinta, coesione. Senza mai dimenticare quei due concetti di partenza, propri di questa Proprietà: il calcio come vettore di crescita, un calcio senza facili illusioni.
Giovanni Lanzi – Ufficio Stampa Frosinone Calcio