L’efficacia della fase difensiva dei giallazzurri di Alessandro Nesta è messa agli atti anche dai numeri che stanno a certificare quanto il reparto arretrato sia oramai un bunker quasi inespugnabile.
Sistemato qualche scricchiolio iniziale, mister Nesta con il 3-5-2 ha trovato la quadratura perfetta per la sua retroguardia e una compattezza che era sconosciuta ad inizio anno. A testimonianza di questo aspetto c’è anche l’ammissione del mister che dopo ogni vittoria davanti ai microfoni rivendica il fatto che il suo Frosinone è una squadra pratica e che ha nel suo dna il fatto di essere “brutto ma vincente”. “Siamo questi, non siamo belli ma vinciamo. Siamo secondi in classifica e qualcosa di buono evidentemente lo stiamo facendo. Sarebbe stupido da parte mia cambiare il dna di questa squadra che da anni vince così. Ha costruito le sue grandi imprese con una precisa identità e io non sono venuto qui per fare quello che rivoluziona il calcio”.
Parole nette, precise, di chi sa di calcio ancor prima che di schemi di gioco. Il calcio a volte è una cosa semplice e Nesta si sta dimostrando un allenatore sveglio e furbo. Il quarto 1-0 di fila fatto registrare ieri contro il Perugia sta lì a rinforzare questa tesi. Il risultatismo al potere e gli amanti del bel gioco seduti in panchina.
Numeri e praticità importanti e che possono fare la differenza in un campionato così equilibrato, dove il Frosinone ha la miglior difesa alle spalle del Benevento: sono 19 gol i incassati dai ciociari, 13 dalla capolista, le uniche due squadre sotto quota 20.
In Italia vince da sempre chi prende meno gol, è una vecchia legge. Guai a cambiarla. Nesta lo sa.
Articolo a cura di Massimo Papitto