Alla vigilia della partita di sabato 16 marzo contro la Lazio per la 29.a giornata del campionato di serie A, le parole di mister Di Francesco in conferenza stampa.
Mister, la scelta del modulo all’andata e quindi giocare a tre dietro, fu obbligata per la mancanza di terzini di ruolo. Potrebbe essere un’idea anche per domani? E aggiungo: da qui alla fine preverrà maggiormente quella mentale, la cattiveria che non è di tutti i giocatori?
“Il concetto di cattiveria agonistica ci sta, ne parliamo moltissimo con i ragazzi. Col tempo c’è chi la acquisisce e chi la ha nel proprio dna. Io parto dal presupposto che ogni calciatore debba avere insita grande competitività per poter giocare a certi livelli e per mantenere il proprio standard, unitamente alle proprie qualità tecniche. Per quanto riguarda il sistema di gioco vorrei dare più certezze e quindi di cambiamenti ne farò al minimo. Il fatto di avere la batteria di terzini, di aver recuperato Valeri anche se si è allenato solo oggi, ci permette di proseguire in una certa direzione”.
Come ci arriva il Frosinone sotto l’aspetto mentale e del morale? Sente la pressione?
“Credo che la pressione ci sia da entrambe le parti per obiettivi differenti e situazioni diverse. Noi sappiamo che le partite sono sempre meno, abbiamo sempre meno tempo per rimediare a questa classifica che è un po’ inaspettata per quello che è stato il percorso iniziale. Il Leone in questo momento è ferito ma la forza di reagire parte da questa partita e domani dovremo mettere in campo le caratteristiche di cui abbiamo parlato ma anche la qualità, la determinazione, la capacità di quando si difende e si attacca. Dire che manca solo la parte agonistica a questo Frosinone e non anche l’aspetto mentale, non sarebbe corretto”.
In un momento non facile come questo, va sempre ringraziata la sua disponibilità. La curva e i tifosi, quelli al Frosinone sempre vicini e non quelli occasionali in serie A, vi chiedono di credere e trasmettere alla gente la fiducia che pare mancare. Avete recepito questo aspetto?
“Per quanto mi riguarda credo di essere abbastanza coerente, per rispondere al suo primo concetto, al di là del ruolo che ricopro. Comunque già partire dal presupposto che viene a mancare la fiducia mi dispiace, siamo partiti con altri presupposti e la fiducia va guadagnata con le prestazioni. Adesso però siamo in un altro campionato, 10 partite importanti che ci impongono di non guardare dietro. Questa squadra ha bisogno di fiducia, è ovvio che sta a noi riportare la gente dalla nostra parte. In talune partite ci siamo fatti un po’ male. Ai ragazzi ho detto che siamo padroni del nostro destino e cercare di andare a prendere le positività. Dovremo essere bravi a trascinare la gente”.
Come pensa di arginare una Lazio che ha cambiato allenatore che avrà tanta voglia di riscatto?
“Non è la prima partita che ci capita in questa direzione, di giocare contro una squadra che arriva da un momento particolare. Sembra un po’ il leit motiv dell’annata. Era accaduto di recente anche a Firenze. Dovremo essere più bravi noi questa volta. Loro recupereranno tre giocatori importanti che erano squalificati, gente importante. La Lazio è una delle squadre che ha maggiore intensità in questo momento, dal punto di vista fisico esprime questo anche se i risultati non le danno ragione. Ha dei giocatori che possono decidere la partita da un momento all’altro. Non cambieranno tantissimo, Martusciello è un allenatore che è stato tantissimo con Sarri: potrà modificare qualcosa ma alla fine ci ritroveremo la squadra che abbiamo visto giocare altre volte, magari avranno maggiore determinazione. Dall’altra parte troveranno una squadra determinata, possono starne certi”.
Questo è il momento è più complicato della sua avventura qui al Frosinone? Quanto sente vicino la Società in questo momento, dal presidente al direttore?
“Oggi io sono qui per il Frosinone e non per un discorso personale. Vi assicuro che se dovessi stare a pensare a me stesso non sarei qui, e lo dico in generale, a fare l’allenatore. Io amo fare questo lavoro sotto tutti i punti di vista. Fino a poco tempo fa si parlava in maniera diversa, oggi si parla di un momento di difficoltà legato ai risultati e ne sono consapevole. E per quello sono contento di quello che stanno facendo i tifosi e di quello che fa la Società. E non ho mai nutrito dubbi in tal senso. Io ho le orecchie tappate, voglio solo l’obiettivo finale”.
In Premier 2 esoneri, in serie A 12. Come se lo spiega?
“Se gli esoneri dessero la certezza del risultato finale sicuro, tutti si farebbero da parte il prima possibile. Invece ci sono tante dinamiche all’interno del nostro calcio. Io ho sempre pensato e sperato che qualcosa potesse cambiare a livello generale. Non mi so spiegare il contrario e non mi interessa. Ma quando uno comincia a fare un certo lavoro deve essere consapevole di tutto quello che si può dire e fare. Io penso a fare al meglio questo lavoro”.
Kaio Jorge, Cheddira e Cuni: come stanno? In attacco scelta fatta?
“Già è fatta. Si sono allenati con continuità in settimana”.
In questa settimana ha ritrovato quelle certezze di cui parlò nel post gara di Reggio Emilia, quando disse che non sapeva se questa fosse la strada giusta per arrivare alla salvezza? Quelle stesse certezze ritrovate, le ha consegnate alla squadra?
“Se mi parla di certezze attraverso il gioco, allora dico che non voglio salvarmi attraverso il gioco. Voglio salvarmi e basta. Mettetela come vi pare. Io personalmente metto da parte tutto me stesso per un obiettivo. Metto davanti il ‘noi’ e non l’io. Oggi importante è portare a casa il risultato. Noi abbiamo allenato una squadra in un certo modo, siamo stati apprezzati da tutta Italia. Adesso dobbiamo mostrare qualcosa di diverso. Oggi è importante fare risultato. Sorrido perché spesso si parla di risultato quando tu hai diverse opportunità e sbagli magari un rigore al 90’ o 3-4 gol durante la partita. E improntiamo i nostri discorsi sul fatto che abbiamo perso qualcosa. Io credo che la squadra abbia aumentato la gestione della palla ed abbassato il livello dei risultati. E allora torniamo a fare meno gestione della palla. La domanda che mi fa è italiana e l’analisi si ferma là, questa è l’Italia. La forza è vedere oltre, come i calciatori dovrebbero guardare oltre il primo avversario che superano. Il salto di livello sta tutto là”.
Ha fatto già un’analisi sulle partite che mancano?
“Abbiamo la sosta dopo la partita contro la Lazio. La partita più importante è questa, poi ci concentreremo sul resto, sono tante le cose su cui ci concentreremo, anche andare un po’ fuori per migliorare e ricompattarci. A rafforzare quell’armonia che a mio parere c’è già. Questa è la prima finale. La forza del risultato ridà quella serenità che magari si può pensare sgtia mancando”.
Quanto è importante non sentire la pressione da parte dell’ambiente che magari ci sarebbe in altre piazze?
“Io alla pressione della piazza non sono interessato. Ho la mia ed è costante, dalla fine della partita di Reggio Emilia. Io non leggo, non vedo, non ho social ma non ho le orecchie tappate. Capisco quando uno fa una domanda per cercare altro… La mia pressione è l’impegno nei confronti di una Società che mi ha dato grande fiducia. E vivo di questo”.
Ufficio Stampa Frosinone Calcio