Lorenzo Ariaudo, difensore del Frosinone nonché ex Juventus, è intervenuto oggi ai microfoni di Radio Bianconera nel corso di ‘Colpo Gobbo’: “Il ritiro di Alessandro Matri? Ho giocato tre anni insieme a lui, ha scritto pagine importanti del calcio italiano. Poi quando è arrivato alla Juventus il Cagliari ha comprato l’altra mia metà. Non è stato proprio uno scambio, ma più o meno la stessa trattativa. Per decidere di smettere bisogna valutare il fisico e gli stimoli, se fisicamente si sta bene bisogna valutare se si ha ancora la voglia di sacrificarsi o se si vuole godere la famiglia dopo tanti anni senza godersela. La condizione fisica però è la cosa che determina tutto”.
La Juve dà un imprinting diverso a livello di giovanili?
“La Juventus è una scuola di vita, la prima cosa che ti insegna è a diventare uomo e dopo calciatore, è il loro slogan quando inizi. Sono stato lì dai 9 anni fino ai 20-21. Ogni anno cambiavi allenatore e dovevi metterti in discussione, ogni anno dovevi dimostrarti all’altezza. È stata una scuola di vita, senza di quella non avrei i valori che mi porto dietro e che spero un giorno attraverso il calcio o un altro sport insegnare a mio figlio. Il settore giovanile ti insegna tanto”.
Un giocatore che ti ha aiutato molto da giovane?
“In quegli anni lì c’era un bellissimo gruppo di campioni, da Nedved a Del Piero, Camoranesi, Buffon, Chiellini, possiamo nominarne quanti ne vogliamo. Chi mi ha preso sotto la sua ala è stato soprattutto Legrottaglie. Mi dava molti consigli, avevamo un modo di giocare simile. Lui è sempre stato molto tattico. Non dimenticherò mai il consiglio di Thiago prima della prima partita da titolare che dovevo giocare contro la Lazio che a quel tempo era molto forte, era uno scontro al vertice e lui mi disse ‘Sai qual è la differenza tra il giocatore in prima squadra o in Primavera? Nessuna, gioca come sai e tutto andrà bene’”.
Ti hanno sorpreso le dichiarazioni di Chiellini?
“Alla fine penso che uno con la sua esperienza si possa permettere di dire determinate cose. Io sono per la chiarezza e la limpidità, se si è sentito di dire una cosa del genere avrà avuto motivo per farlo. Non lo condanno assolutamente”.
Quanto ti fa paura la possibilità di tornare a giocare?
“Premettendo che secondo me troppa gente parla, anche chi conosce poco il mondo del calcio. Magari noi siamo giovani, ma a casa abbiamo la famiglia, neonati, anziani, nello staff ci sono magazzinieri e tante altre figure e non tutti sono giovani. Sicuramente un po’ si ha paura, è uno sport di contatto, riprendere la stagione è un po’ una forzatura anche se noi siamo i primi a voler ricominciare. La voglia da parte di tutti c’è, ma devono esserci le condizioni giuste che devono essere trovate. Io penso che sia un po’ una forzatura riprendere, poi se dovremo farlo lo faremo. Leggevo anche di stare a distanza due metri in una partita, ma come si fa? Noi ci stiamo allenando e se verremo chiamati in causa ci faremo trovare pronti”.
La griglia delle pretendenti per lo Scudetto potrà essere sovvertita?
“Sicuramente le carte in tavola sono cambiate, si inizierà secondo me un campionato nel campionato. La Lazio stava vivendo un buon periodo che è stato bruscamente interrotto, anche se ha dei campioni che potranno ripartire al meglio. Bisogna vedere come ci si preparerà all’inizio del nuovo campionato, sfruttando al meglio il poco tempo che avremo. I preparatori dovranno preparare la squadra in 2-3 settimane. I valori sicuramente saranno cambiati, bisognerà adattarsi bene subito dall’inizio”.