Il direttore Guido Angelozzi ha fatto il punto sul mercato al termine della campagna trasferimenti estiva. Queste le sue parole.
Direttore, vorrei che ci parlasse di due operazioni come quella di Boloca e di quella dei tre juventini Barrenechea, Soulé e Kajo Jorge.
“L’operazione più importante è stata quella su Boloca. C’erano tante difficoltà, in partenza eravamo tutti pessimisti. Poi col lavoro e le relazioni l’abbiamo definita. Siamo stati costretti a privarci di Boloca per iniziare un certo percorso. Abbiamo fatto quest’operazione col Sassuolo col quale abbiamo buoni rapporti, da là siamo ripartiti. Quella plusvalenza ci ha dato la possibilità di prendere Marchizza e Harroui, giocatori di serie A, che sono attualmente di proprietà del Frosinone. E quel passaggio-chiave è scattata la classica autostima. Poi abbiamo ripreso anche Turati, un portiere che il Sassuolo aveva dichiarato di non voler dare. Quindi c’è stata questa trattativa con la Juve, non facile. Era da un mese che eravamo dietro questi 3 giocatori. Grazie alle famose relazioni che abbiamo con i Club e con gli agenti, siamo riusciti ad arrivare a loro. La fortuna è stata quella di prendere prima Barrenechea che ha chiamato i suoi compagni. Kajo Jorge è un fenomeno, pensate che prima di arrivare c’era stato il pressing dell’Udinese. Barrenechea, parlando bene di Frosinone, di tutto l’ambiente, della Società e del tecnico, ci ha dato una mano a convincere Soulé e Kajo. Chiaramente bisogna ringraziare i rapporti che ci sono con la Juventus, i rapporti extracalcistici del presidente Maurizio Stirpe con la dirigenza bianconera. Certe cose aiutano, anche perché c’è un progetto alle spalle ed i Club ci danno fiducia. Ma non solo con la Juve, ci hanno dato fiducia anche il Bayern e l’Atalanta. Credono in quello che stiamo facendo”.
Chi è quel giocatore che è mancato ad Angelozzi? Il fatto che non siete riusciti a prendere nell’ultimo giorno di mercato un difensore di esperienza?
“Non sono mai soddisfatto del mio lavoro, questo è bene dirlo. Anche se fosse arrivato il difensore di cui lei parla non sarei stato soddisfatto. Noi abbiamo tentato in tutti i modi di prendere Ferrari, è stato un mio giocatore. Ma il Sassuolo lo ha tolto dal mercato. Non mi nascondo che volevamo un difensore per coprire l’infortunio di Kalaj. Poteva essere Ferrari, Gunter o Katic: avevamo il gradimento del mister. Il mio difensore era un altro ma ho peccato di presunzione, era il georgiano Sazonov. Ero convinto di prenderlo. Lo ha preso il Torino, su di lui avevo concentrato una certa somma alla fine grazie agli sforzi del presidente Stirpe. C’era stato un lavoro di scouting come per l’altro georgiano Kvernadze, che abbiamo preso. Ma non è stato possibile ingaggiarlo. L’ultimo giorno avevano chiuso con Katic, poi ci sono stati dei disguidi con la sua Società, mi sono arrabbiato ed ho bloccato tutto. Loro cambiavano in corsa gli accordi, ho accettato per due volte e poi ho detto a Piero Doronzo di fermare tutto. L’unico rammarico è questo. Ma abbiamo una rosa molto ampia e polivalente: Marchizza può fare il centrale all’occorrenza, abbiamo il giovane brasiliano Lusuardi. Vedremo. Se dovesse capitare un’occasione, la Società non si tirerà indietro. Ma è bene spiegare che io non mi faccio ricattare da nessuno. Noi quando prendiamo impegni, li portiamo sempre a termine. Per noi vale la serietà”.
I risultati chiesti dalla Società nella composizione dell’organico li ha raggiunti?
“Sì, li abbiamo raggiunti. Lo scorso anno eravamo la squadra è più giovane e questa lo è ancora. E’ una filosofia ben precisa, sin dal primo giorno che ci siamo visti con il Presidente. Per me il futuro è rappresentato dai giovani. Basto io come anziano…”.
Su quali giocatori scommette?
“Mi aspetto da tutti qualcosa: dalla città, dai giornalisti, dall’ambiente. Mi aspetto la salvezza da raggiungere tutti compatti, un monoblocco con la squadra. Salvarsi sarebbe un sogno per tutti. Spero di portare la mia fortuna al Frosinone, perché io mi considero un uomo fortunato. Siamo tutti sotto esame, la speranza è di fare un campionato bellissimo e salvarci. Posso fare il nome di un giocatore? Si chiama Francesco Gelli, questa è una bella soddisfazione per la Società. A gennaio quando lo abbiamo preso era fuori rosa in serie C. Ma di ragazzi ce ne sono tanti, ci faranno divertire”.
E’ arrivato mister Di Francesco e poi è tornato Monterisi. Parliamo di queste due figure?
“Il mister lo conosco perché è stato un mio giocatore e pure mio allenatore al Sassuolo. Lo conosco come le mie tasche. Senza offesa non c’entra nulla col Frosinone. Alle spalle ha 260 partite in panchina in serie A, oltre alle Coppe. Noi siamo una piccola realtà. E’ venuto per il rapporto che ha con me. Poi l’ho fatto conoscere al Presidente, siamo stati a cena ad Acuto. Il Presidente quando lo ha conosciuto mi ha detto: è il nostro allenatore. Attua un calcio molto propositivo e a lui si associa uno staff molto qualificato. Lo conoscete il nostro preparatore professor Neri (peraltro nato a Frosinone in quanto figlio dell’ex gloria giallazzurra Olmes Neri)? Parla 5 lingue: è stato con la Juve, la Roma, con la nazionale russa e quella inglese, il Real Madrid. Spesso gli dico: ma tu cosa fai qui? Quanto a Monterisi, sapevamo che era bravo ma era del Lecce. I rapporti tra me e Corvino e tra me e il figlio di Corvino che il suo agente sono consolidati da tempo: ho detto loro di darcelo, anche perché il nostro Presidente premeva. Il ragazzo è nostro, anche se il 50% di una futura rivendita è del Lecce. Dico che ce lo hanno quasi regalato. E da centrale di difesa è già un ragazzo del quale il nome circola”.
Un giudizio sui giocatori piazzati altrove? E ci sono state richieste per Caso?
“C’è stato qualche giocatore col quale abbiamo fatto delle risoluzioni. Noi avevamo difficoltà a fare certi movimenti, bisognava abbassare il monte ingaggi. Ho dovuto regalare due giocatori come Ricci e Insigne, avevano ingaggi molto pesanti sia per la A che la B. In quel momento erano operazioni importanti da fare. E poi abbiamo fatto l’operazione di Boloca di cui abbiamo detto. Quindi, grazie al presidente Maurizio Stirpe, abbiamo fatto altri movimenti in entrata. Esattamente come c’eravamo mossi lo scorso anno. Alla fine del mercato qualche giocatore non è voluto andare via, come ad esempio Bidaoui che avevamo ceduto. Borrelli ci ha chiesto invece di andare a giocare quando ha visto arrivare altri giocatori, Szyminski era un po’ combattuto ma alla fine è andato alla Reggiana. La nostra strada era quella di avere difensori un po’ strutturati. Per Caso abbiamo avuto un paio di richieste dalla serie B, ma timide. Tante richieste invece per Oyono ma abbiamo voluto tenerlo”.
Rispetto alle prime settimane di luglio, è più fiducioso sulla salvezza? Angelozzi sogna di avere una carta di credito illimitata per il mercato, un giorno?
“La salvezza è il mio sogno ed è sempre dura. Tutte le squadre si sono rafforzate. Vedete quello che hanno fatto il Genoa e l’Empoli ad esempio. Tutti all’inizio ci davano per retrocessi. Sono sempre preoccupato ma credo nei ragazzi che abbiamo anche se qualcuno di loro deve conoscere bene la categoria ed ho fiducia nell’allenatore bravo. C’è gente come Bourabia, abbiamo Okoli, Reinier, Ibrahimovic per fare qualche nome tra gli ultimi arrivi. Mettiamo in chiaro: è un campionato nel quale ogni partita è una guerra. Sabato abbiamo fatto una bellissima partita ad Udine, se continuiamo così ce la giochiamo. Perché noi vogliamo giocarcela con tutti. Sulla carta di credito illimitata? Per me è importante mettere le mie idee nei Club per i quali lavoro. A me piace decidere. Il Presidente me lo fa fare e lo ringrazio”.
Il calcio internazionale è cambiato con l’arrivo degli arabi. Il Frosinone ha invece continuato a pensare per i giovani. Quanto il mercato arabo ha influito sul suo modo di lavorare?
“Sinceramente questo modo di lavorare è stato sempre il mio. Nessun condizionamento da parte di nessuno. Ovunque sono stato mi è piaciuto lavorare con i giovani. Quanto agli arabi, meglio che siano arrivati: hanno messo soldi per i grandi club. Tra le piccole squadre, solo il Lecce ha preso i soldi dagli arabi cedendo un calciatore.”.
Torniamo a parlare di Gelli, il suo contratto scade nel 2024. Pensa di blindarlo?
“Gelli ha questo e altri 2 anni di contratto. Non ci sarà nessun incontro. Abbiamo fatto 2 anni più l’opzione per altri due anni che è stata già esercitata. Anticipando le mosse. Sapevamo che è bravo”.
Come è nata la possibilità di arrivare a Reinier?
“A noi arrivano tante segnalazioni. Ed è arrivata quella di Reinier. Un giorno a Milano ho incontrato il mio amico Braida, gli ho chiesto di sentire mister Ancelotti e chiedergli di questo ragazzo. Ancelotti, al telefono, ci ha parlato benissimo del ragazzo. Loro lo avevano acquistato a 30 milioni. Ci disse, chiudendo la telefonata: chiedo alla Società e vi faccio sapere. La settimana dopo siamo andati a pranzo e Braida mi ha detto che il giocatore lo stanno dando, glielo aveva detto Ancelotti. E Frosinone per lui sarebbe stata destinazione gradita, non voleva andare in Grecia. Io avevo in mente il georgiano (Sazonov) che avrebbe occupato il posto di extracomunitario, quando ho capito che non si poteva fare più ci siamo diretti su Reinier. Il suo agente poi è lo stesso di Kajo Jorge che lo ha chiamato, avevano giocato insieme in Nazionale, e gli parlato bene del Frosinone. E’ arrivato a Milano da Madrid, ha fatto là le visite che noi solitamente a Roma e mercoledi arriva il visto. Ecco come si è concretizzato l’acquisto di Reinier”.
Cosa significa aver visto il nome del Frosinone associato a quello del Real Madrid sul sito ufficiale del club spagnolo?
“Una bella emozione anche per me. Anni fa feci una trattativa col Real per Vucinic ma avevamo già un impegno con la Roma. Fu anche quella una bella emozione. Questa è stata una bella soddisfazione anche per me. Ma soprattutto è importante per l’immagine del Frosinone”.
E questa trattativa per Ibrahimovic?
“E’ nata perché abbiamo un gruppo-scouting importante, lo scorso anno ai mondiali Under 20 c’eravamo noi e il Parma, uniche Società di B. Perché nella vita non si sa mai cosa succede. Agli Europei Under 19 c’era il Frosinone, ad esempio. Ibrahimovic è in prima squadra, è un 2005, molto forte. E troverà anche lui lo spazio. Ma ce ne sono tanti…”.
Quattro punti in tre partite ma la prima vittoria è stata in sede di campagna acquisti. Con il rapporto instaurato con i top club. Esiste la possibilità che il Frosinone potrà ripercorrere la strada percorsa ad esempio da Sassuolo, Empoli, Atalanta….
“E’ la speranza di tutti, principalmente del Presidente. Lo vedo molto attaccato alla squadra, euforico. Il sogno è di fare quel percorso, anche se è difficile. L’ultima settimana abbiamo fatto delle cose che nemmeno pensavo potessero capitare. Il Presidente ci dà una grande forza, è sempre con noi praticamente. E’ stato in trasferta con noi, tutti vedono e sentono la sua presenza. Quando andai al Sassuolo, faccio un esempio: il marketing incassava 8-10 milioni di euro di sponsorizzazioni all’epoca. Anche se è una realtà piccola, ha un bacino molto più ricco di quello della provincia di Frosinone. Ho visto una ricchezza che io non avevo visto mai. Il Frosinone ha la fortuna di avere la famiglia Stirpe. E questo Stadio, fiore all’occhiello in tutta Europa. Forse ci avviciniamo di più ad Empoli. Ma non certo all’Atalanta, che può contare su un altro territorio molto ricco. Non possiamo avvicinarci e immaginare di ricalcare i modelli del Sassuolo e dell’Atalanta, a mio parere”.
Cosa l’ha spinta a venire al Frosinone? Da grande cosa vuol fare?
“Mi ha spinto l’amicizia che ho con la famiglia Stirpe, che ho da 20 anni. Conobbi anche il papà. Tra noi è nata amicizia e stima. Nel 2003 avevamo già fatto un contratto di 3 anni, allora in C2 non si potevano fare certi contratti importanti perché ero in serie A col Perugia e io lo feci direttamente con l’Azienda del Presidente. Gaucci non mi lasciò andare nonostante lui non mi facesse fare quello che volevo. Trovai questo accordo col Frosinone, mi fecero un contatto da dirigente con la Prima. Poi Gaucci il giorno prima che io firmassi con il Frosinone non mi liberò, mi mandò a Catania. Dissi al presidente Stirpe che non potevo e così arrivò la buonanima di Enrico Graziani. Poi, 3 anni fa, dopo 2 giorni dalla finale di La Spezia il presidente Stirpe mi chiamò e mi disse se volevo venire al Frosinone. Era l’occasione giusta per ringraziarlo. Da grande? Quello che faccio mi piace, vediamo fino a quando ce la faccio fisicamente e mentalmente”.
Quale trattativa l’ha fatta esultare di più? In prospettiva cosa la farà esultare oltre la salvezza?
“La trattativa che mi ha fatto esultare è stata quella per Okoli. Fino all’ultimo giorno fu un percorso estenuante tanto che dissi all’Atalanta: non lo voglio più. Ma sapevo che stavo bluffando. La sera stavamo a cena con Reinier, l’Atalanta mi chiamò dicendomi: ve lo diamo. Ma non era finita, perché arrivò un altro colpo di scena. L’ultimo giorno mi dissero che mancava un documento. Chiedevano che il ragazzo allungasse il contratto con loro ma alla fine la firma è arrivata. Quella è stata la trattativa più difficile. Cosa mi farà esultare? Potrò farlo solo con la salvezza”.
Cosa le lascia questa campagna estiva?
“Sono soddisfatto, assieme ai miei collaboratori. Da solo potrei fare poco. Sono stanco ma soddisfatto. Ora viene il difficile, c’è il lavoro di amalgama del gruppo. E pensiamo alla partita con il Sassuolo alla ripresa”.
Ufficio Stampa Frosinone Calcio