Conoscenza storica e creatività. ‘Brigante e Generale’, il romanzo di Luigi Alonzi Chiavone scritto dal professor Armando Frusone è qualcosa di diverso. Di briganti, Papi e Re ne è stracolmo il panorama letterario storico degli ultimi anni, ma qui siamo di fronte a qualcosa di nuovo per il suo genere ormai troppo ‘ inflazionato ‘. Con Brigante e Generale si entra nell’intimo dei personaggi. Subito intenso nelle emozioni e nei sentimenti già dalle prime pagine in cui s’intuisce un’azione in corso, come una resa dei conti; si avverte la sensazione che ogni personaggio sia vittima e carnefice allo stesso tempo. Particolarmente interessante la descrizione dell’ambientazione storica ciociara, che vede protagonista un personaggio carismatico e affascinante come Chiavone. “Allora tu stai con Chiavone?” “Tutti stanno co’ isso. Voiatri no?”. Una risposta esplicita che sintetizza i sentimenti di un popolo, con cui Frusone ha magistralmente fatto i conti, elevandolo, come giusto che sia, a nuovo soggetto agente nella storia. Specie se di quella storia lì si tratta. Personaggi che non sono mai di contorno ma che si presentano fisicamente, che si muovono, che perseguono i loro più o meno comprensibili fini, che impongono, spesso, la loro forza, la loro debolezza, il loro carattere. Impossibile per Frusone chiudere gli occhi di fronte all’umanizzazione dei personaggi ed alla minuziosa ed elegante ricostruzione ambientale. E impossibile, soprattutto, sottrarsi al dovere di seguire le mode ed il linguaggio dell’epoca. Straordinario nello strutturare la psicologia di ognuno in più sfaccettature, bravo nel costruire i caratteri e le personalità dei suoi protagonisti e come in una giostra dello spazio e del tempo, l’autore sembra divertirsi in un ameno altalenare di circostanze, avventure e introspezioni. Un nuovo gioco di rapporti fra i personaggi, protagonisti o no, ed un nuovo imprescindibile soggetto collettivo. Senza però contaminare il vero della storia con l’immaginazione
romanzata letteraria. Lontano, lontanissimo da quell’astrattezza quasi imposta, quell’impossibilità di dare vera consistenza umana, reale, a un insieme di uomini, che drasticamente si richiede ad un romanzo storico. Oltre la narrazione dei fatti, quasi manzonianamente, qui si ha la fascinazione autentica che si prova nel conoscere l’uomo, nello scoprire quello che vi è di autentico e di intimo nella sua natura. Una posizione se vogliamo un po’ romantica, scomoda, soggetta a critiche e discussioni che può permettersi solo chi della storia ne è narratore e ricercatore autentico. La semplicità dell’erudizione che trasuda nel linguaggio affascinante, che tocca corde e curiosità in un vibrare pizzicato tra l’enigma, il simbolico, il doppio, il fatto, trattati con una vigilanza che non si lascia condizionare e non condiziona. ‘Brigante e Generale’ è un ‘cigno bianco’ tra palustri di acque stagnanti, la simbiosi perfetta di tutta la genialità e la capacità dell’autore di mettere alla portata del lettore una storia avvincente, non semplice e che ancora oggi risente della posizione di due diversi schieramenti. La storia è fatta di uomini, una storia asettica rischia di rimanere intrappolata nelle pagine.
Monia Lauroni