“La partita più difficile della mia vita” così Leonardo Bonucci ha descritto Italia-Spagna ed ha ragione, ragione da vendere.
E’ stata LA PARTITA PIU’ DIFFICILE DELLA NOSTRA VITA, giocata a denti stretti sotto i colpi dell’asfissiante pressing e palleggio spagnolo che ci ha tolto certezze durante la contesa e ci ha fatto tremare al punto di vacillare. Siamo stati in trincea ma come accaduto in precedenza contro l’Austria siamo rimasti aggrappati alla partita, non volevamo andarcene senza giocarci l’ultimo acuto, quei calci di rigore che poi ci hanno regalato l’ennesima notte immortale sotto al cielo di Wembley, il tempio del calcio e delle emozioni azzurre fino a questo momento.
E’ uscito fuori prepotente il nostro spirito di gruppo, il sacrificio, la fase difensiva portata quasi allo stremo delle forze e anche l’astuzia nel contropiede. Con una ripartenza magnifica infatti pensavamo di avercela fatta quando Chiesa da maestro aveva messo all’angolo più lontano il tiro del sogno. L’1-0 sembrava il risultato perfetto, il gol segnato dopo la sofferenza, il classico dei gol a freddo quando l’avversario crede di averti fatto suo e invece no, non avevamo fatto i conti con la mossa di Luis Enrique che inserendo Morata (in gol quasi subito) ci ha colpito a freddo, quasi al cuore. Si pensava al colpo del ko, abbiamo traballato molto, i supplementari sono stati una sofferenza per tutti, in campo a Wembley e in Italia.
La lotteria dei rigori poi si sa, è ingiusta e crudele. Ti costringe alla concentrazione quando ormai sei senza forze dopo aver corso e lottato per 120 minuti. Ci vuole freddezza, ci vuole il cuore caldo al momento giusto. Unai Simon faceva il pagliaccio, Locatelli ci è cascato, Belotti, Bonucci, Bernardeschi, no. Dani Olmo lo ha tirato in curva da noi (quel pallone per chi lo ha preso varrà oro), Morata ha fatto quello che ha sempre fatto, si è fatto parare il tiro stavolta da un enorme Donnarumma. A quel punto mancava Jorginho, il giocatore raffinato che l’Italia si è ritrovata tra le mani dopo che il Brasile ha deciso di non puntare su di lui. Jorginho si è sempre sentito italiano, il calcio nostro lo ha fatto diventare forte e lui è un nostro “fratello d’Italia”. Ha tirato un rigore da professore e noi l’abbiamo ufficialmente incoronato: il “brasiliano” più bello d’Italia.
Articolo a cura di Massimo Papitto