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Blackout nel silenzio

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Tanti diranno che a questo calcio si stanno tristemente abituando, forse anche il sottoscritto, ma assistere ad un Frosinone-Benevento big-match di serie B che qualche mese fa sarebbe potuto valere un posto in A diretto per entrambe le squadre è sembrato come andare in una pizzeria e non trovare a disposizione dei supplì. 

Il campo è lì, i calciatori sono sempre presenti, ma manca l’adrenalina, manca la gente, manca la carica che può darti un coro nel momento del riscaldamento pre-match e quella musica sparata nelle cuffie dello stadio che accompagnata al brusio di attesa del pubblico ti consegna quella giusta carica per dare di più anche se al momento magari non ne hai.

Tra misurazioni di temperatura, autocertificazioni da presentare, sistemazione nella tua zona di competenza ben distante da tutti gli altri per le norme in vigore, la partita tra Frosinone e Benevento in campo ha comunque fornito un discreto spettacolo che per un attimo ha fatto dimenticare anche l’aspetto surreale della contesa.

Tra battibecchi dei calciatori in panchina delle rispettive squadre, disposizioni tattiche urlate dai tuoi tecnici amici (Nesta e Pippo Inzaghi) e qualche urlaccio in tribuna dei pochi presenti quando si sbagliava qualche passaggio apparentemente semplice, la partita è scivolata via divertente e piena di gol nonostante due cooling break per il caldo estivo che a luglio è naturalmente di norma.

Della contesa calcistica in particolar modo si è potuto ammirare un Frosinone che continua ad essere in difficoltà ed un Benevento che invece giocando leggero e spensierato da una promozione già centrata è riuscito a regalare giocate e gol di buona fattura.

Nel calcio post-Covid la mancanza di pubblico sta sfavorendo naturalmente le squadre in difficoltà e sta esaltando quelle libere di testa. Chi gioca a calcio senza pensieri, vince spesso e facile. 

Sullo sfondo di un Benito Stirpe desolatamente vuoto, il Frosinone non ha trovato quella forza che il pubblico gli consegnava. Si sentivano soltanto tiepide urla ai gol di tifosi sistemati in un bar fuori lo stadio. I calciatori non potevano sentirli. Erano troppo lontani come questo calcio è troppo lontano dalla sua gente.

A settembre ridateci le persone all’interno dello stadio che sono parte integrante del calcio perchè sono l’adrenalina dei calciatori. Se glielo chiedete ve lo diranno tutti.

Articolo a cura di Massimo Papitto