In merito alla riunione operativa sulla situazione di degrado dell’area ex Snia-Bpd tenutasi nei giorni scorsi interviene anche l’ONA, Osservatorio Nazionale Amianto, attraverso il suo Presidente, Avv. Ezio Bonanni il quale plaude l’iniziativa considerandola un primo passo fondamentale.
“Prendo atto dell’impegno delle istituzioni e dei responsabili dell’area in relazione al rischio amianto nella Valle del Sacco – dichiara Bonanni – augurandomi che dalle parole si passi ai fatti ed il prima possibile. Ho sempre affermato, infatti, che occorrerebbe innanzitutto bonificare per evitare altre esposizioni ad amianto ed altri cancerogeni. Nel territorio ciociaro sono presenti altri agenti che tuttora contaminano l’area della Valle del Sacco come il lindano.
Solo evitando altre esposizioni, infatti, si può salvaguardare la salute umana. L’Osservatorio Nazionale Amianto – prosegue il presidente ONA – ha rilevato la segnalazione di nuovi casi di mesotelioma e di altre patologie, riconducibili alla esposizione professionale a polveri e fibre di amianto.
Per questo motivo – conclude Bonanni – ci auguriamo che tale lodevole iniziativa costituisca solo il primo step di una incisiva azione di decontaminazione e bonifica di tutto il territorio del frusinate, come strumento di eccellenza di prevenzione, perciò stesso definita primaria.
Infatti soltanto evitando ogni forma di esposizione all’agente killer è possibile evitare il rischio di insorgenza di queste patologie”.
L’Osservatorio Nazionale Amianto ribadisce che sussiste la prova scientifica in base alla quale l’amianto, oltre ad avere effetti fibrogeni, capaci di provocare l’insorgenza di asbestosi, placche pleuriche, ispessimenti pleurici, con complicazioni cardiovascolari[1], ha effetti cancerogeni ben oltre quanto presupposto dalle tabelle INAIL, perché provoca, oltre al mesotelioma della pleura, del peritoneo, del pericardio e della tunica vaginale del testicolo e del polmone, anche altre neoplasie, quali il cancro alla laringe e alle ovaie, ed inoltre, è stata confermata l’associazione tra esposizione ad amianto e una maggiore incidenza di cancro alla laringe, allo stomaco e al colon-retto (IARC 2012. Asbestos. Actinolite, amosite, anthophyllite, chrysotile, crocidolite, tremolite. IARC Monogr Evaluation Carcinog Risk Chem Man, Vol. 100C[2]).
Al momento l’INAIL ha inserito nella tabella delle malattie ad eziologia professionale certa, come riconducibili all’esposizione professionale ad amianto, solo mesotelioma pleurico, mesotelioma pericardico, mesotelioma peritoneale, mesotelioma della tunica vaginale e del testicolo, carcinoma polmonare (tra le patologie tumorali) e le placche e ispessimenti pleurici con o senza atelettasia rotonda e l’asbestosi, tra quelle non neoplastiche, e l’ONA da tempo auspica che le tabelle vengano aggiornate con l’integrazione con tutte le patologie, quantomeno quelle che la monografia IARC contempla tra quelle provocate dall’amianto.
I numeri della strage in Italia:
6000 decessi per patologie asbesto correlate. Infatti ai più 1500 decessi a causa del mesotelioma, vanno aggiunti almeno 3000 decessi in seguito a tumori polmonari causati dall’amianto, e a questa drammatica contabilità debbono essere poi aggiunte tutte le altre patologie, che portano l’Associazione a tale stima.
Nel COR Lazio risultano censiti 32 casi di mesotelioma, nel periodo che va dal 2001 al 2015, per le sole città di Frosinone (8), Cassino (7), Ceccano (3), Ferentino (5), Anagni (3), Castrocielo (3) e Piedimonte San Germano (3).
Si tratta soltanto della punta dell’iceberg. Infatti non risultano censite tutte le patologie asbesto correlate, ma soltanto il mesotelioma che è una patologia relativamente rara rispetto alle altre, anche se pur sempre riconducibile all’esposizione ad amianto, ed è per questa ragione che l’Osservatorio Nazionale Amianto sta realizzando un’indagine epidemiologica che attinga dai dati dei COR regionali e dalle segnalazioni e che si avvalga, allo stesso tempo, della piattaforma web REPAC ONA (http://www.onarepac.it), alla quale tutti i cittadini possono accedere, segnalando, in modo anonimo, casi di patologie asbesto correlate e avere quindi una fotografia dell’impatto dell’amianto sulla salute umana, ben oltre la rilevazione dei soli casi di mesotelioma.
Le rivendicazioni dell’ONA:
- pensionamento anticipato dei lavoratori, tra i quali quelli della Videocolor, già esposti ad amianto e per cui ci sono state sentenze di riconoscimento però per casi limitati, senza che ci sia uniformità e per tutti gli altri siti industriali del frusinate (con lo strumento delle norme di cui alla L. 257/92, e con particolare riferimento all’art. 1 co. 115 L. 190/2014);
- applicazione per i lavoratori cui sono state riconosciute le patologie asbesto correlate di immediato pensionamento, ai sensi dell’art. 1 co. 250 della 232/16, con riconoscimento della pensione di inabilità, senza alcun limite di anzianità contributiva e anagrafica;
- sorveglianza sanitaria per i lavoratori esposti;
- costituzione di un Fondo regionale in favore delle vittime amianto per i lavoratori malati e/o deceduti nel frusinate, cui si possa attingere in caso di fallimento e/o chiusura;
- risarcimento dei danni in favore delle vittime e dei loro familiari.
L’attività dell’ONA in provincia di Frosinone.
L’associazione ha in programma di intensificare la sua attività nel frusinate e di affiancare allo Sportello Nazionale e all’attività sui territori anche uno sportello presso la città di Frosinone che sarà di prossima istituzione.
Nel frattempo i lavoratori e cittadini esposti e vittime dell’amianto potranno continuare a chiedere assistenza all’associazione, attraverso lo sportello on line, con richiesta da inoltrare con email all’indirizzo: osservatorioamianto@gmail.com