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Arce – Omicidio Mollicone, gravi minacce ad uno dei carabinieri che ha risolto il caso

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“Morte presto per…” la frase di minaccia si chiude con il cognome di uno dei carabinieri che ha risolto il giallo legato all’omicidio di Serena Mollicone. L’atto gravissimo è stato compiuto nei giorni scorsi, e vede come protagonista uno dei componenti della ‘squadra’ di carabinieri che per anni ha indagato sul brutale assassinio della giovane Serena. Chi ha dato vita allo scritto certo non può essere uno sprovveduto: ha scelto un luogo che non è passato inosservato: uno dei cavalcavia che sovrastano l’autostrada Roma-Napoli tra i caselli di Cassino e Pontecorvo. Una posizione ben visibile alle migliaia di automobilisti che hanno preso parte al ponte di Ognissanti. La scritta è comparsa tra il 30 ed il 31 ottobre ed è stata fatta rimuovere dalla Procura di Cassino non appena sono stati effettuati tutti i rilievi e gli accertamenti scientifici nei dintorni del cavalcavia.

Un fatto inquietante se si pensa che il prossimo 13 novembre a Cassino, presso il tribunale, si terrà l’udienza preliminare per i cinque presunti assassini della studentessa di Arce, trovata morta nel giugno del 2001 in un bosco di Anitrella nel comune di Monte San Giovanni Campano. Le tantissimi indagini portate avanti in quasi otto anni dai carabinieri della Compagnia di Pontecorvo unitamente ai colleghi del comando provinciale di Frosinone, hanno consentito di scoprire una verità sconcertante: Serena Mollicone è morta nella caserma dei Carabinieri di Arce ed i suoi aguzzini sarebbero l’ex comandante della stazione, il luogotenente Franco Mottola, la moglie Anna Maria e il figlio Marco. Indagati per favoreggiamento e concorso esterno in omicidio anche l’appuntato Francesco Suprano e un luogotenente dei carabinieri, Vincenzo Quatrale.