Ci hanno chiesto notizie sulle origini del culto di Santa Lucia ad Alatri.
A metà della ricerca sinceramente eravamo scoraggiati. Il caffè corretto con l’anisetta era l’arcano da risolvere per i gentili lettori richiedenti. All’improvviso “La storia di Francia” del Michelet ed alcune opere del Burckhardt hanno fatto un po’ di luce.
Nel 1500, si legge nel Michelet, i Veneti rubarono la mummia di Santa Lucia ai Siciliani, la portarono in Veneto e le innalzarono un magnifico santuario. I Siculi tentarono a più riprese di farsela restituire ma non ci fu nulla da fare. Questi furti sacrileghi, dall’anno 1000 fino al Seicento, non erano l’eccezione bensì la regola. Una turba di Veneti, racconta il Burckhardt, si scontrò intorno al 1580 con i Siculi nella Terra di Lavoro, non lontano dall’attuale Ciociaria. Trovandosi il teatro della battaglia pressoché a metà strada tra il Veneto e la Sicilia, era considerato il luogo “ideale” per lo scontro. Ma le truppe delle opposte fazioni arrivarono nella zona deputata percorrendo il tragitto a marce forzate, quindi quasi del tutto stremate. Buon gioco per i Veneti che, avendo lasciato le reliquie di Santa Lucia in patria, nella situazione di stallo della battaglia risultarono vieppiù vincitori, in quanto non restituirono il mal tolto ai Siculi.
Il caffè era uno dei pochi ristori che entrambe le parti portavano con sé, e sia in Veneto che in Sicilia già da tempo si lavorava l’ànace, pianta da cui estraevano l’anice. L’aromatica bevanda e la tradizione di berla che ancora oggi è di rito il giorno di Santa Lucia ad Alatri ed in altri paesi vicini, sinceramente non credevamo partissero da così lontano.
Patrizio Minnucci