Passeggiando per la città ci preme ricordare uno dei libri più belli sulla storia e i monumenti medievali di essa: “ALATRI” di Armando Frusone e Giovanni Zomparelli.
Mirabilmente scritto, denso di spunti per ulteriori studi e purtroppo quasi completamente dimenticato.
Noi abbiamo vissuto il novanta per cento della nostra vita in Piazza Santa Maria Maggiore e potremmo scrivere un libro intero sul centro politico – amministrativo, sociale e culturale di Alatri. Lo faremo senz’altro perché la “Piazza” fin dal Medioevo era il luogo delle adunanze pubbliche, l’antica “Piazza del Campo”.
In Piazza c’è la collegiata di Santa Maria Maggiore. Poche righe sul fondamentale testo dello storico Giuseppe Capone dedicato allo splendido tempio non basterebbero, andrebbe studiato nelle scuole.
La chiesa di Santa Maria Maggiore è un capolavoro che deve essere vanto dell’intera nazione.
Basta guardarla per sentirsi immersi nell’affascinante Medioevo cristiano raccontato dallo storico Raffaello Morghen. Entrando si respira ancora la tranquillità e la dolcezza della Grazia divina.
Un sacerdote illuminato, il compianto don Luigi Di Lelio, con sapienza ed acume, si è sempre prestato ad accogliere i fedeli, illustrando loro la semplicità geniale della struttura romanico – gotica, l’accattivante rosone, l’abside, le metope e i capitelli. Monsignor Di Lelio ha saputo ritrasformare la casa di Dio in casa del popolo, secondo la più felice tradizione medievale. Infatti nel Medioevo la chiesa rispettava il termine di ecclesia, termine latino che significa assemblea del popolo. Nelle chiese non si andava solo per pregare ma anche per sviluppare il tema dello stare insieme. I nostri avi medievali si riunivano in Santa Maria per discutere dei problemi politici, etici, sociali ed economici della comunità Alatri. Oggi, in Piazza, c’è anche la chiesa degli Scolopi che risale però ad un periodo di cui non ci occuperemo in questa sede.
Troviamo un altro monumento medievale sull’acropoli: posta al centro del piazzale si erge la Cattedrale dedicata a San Paolo Apostolo. Una prima testimonianza ci indica la chiesa già esistente nel 933 ma solo nel 1091 papa Urbano II la consacrava al culto; nel 1132 vi si traslavano le reliquie di San Sisto, dopo furente battaglia tra gli alatrensi e i popoli vicini (battaglia narrata nella “Storia di Alatri” del professor Sacchetti Sassetti). All’incrocio noto a noi cittadini col nome “Trivio”, si erge il palazzo Gottifredo risalente al XIII secolo, sede del Governatore pontificio dell’epoca, ancora oggi in soddisfacente stato di conservazione. La chiesa di Santo Stefano, non lontana dalla Piazza, la cui più antica notizia risale al 1070, purtroppo non ha più, a causa di lavori di ammodernamento, le caratteristiche originali, specialmente all’interno che appare estremamente appesantito da strutture baroccheggianti. Simile sorte ha subìto purtroppo la bellissima chiesa di San Francesco, iniziata nella costruzione dai Frati minori nel 1220 e completata intorno al 1330. L’elegante rosone strombato che reca al centro lo stesso stemma decorativo del rosone di Santa Maria Maggiore, è ancora oggi onore e vanto della città. Ma, come dicevamo, all’interno, nel XVIII secolo, si abbondò di decorazioni baroccheggianti, cancellando affreschi medievali. Sarebbe bene, senza deturparli, riscoprire tali opere anche se credo non sia possibile. Solo un’idea di un profano.
Patrizio Minnucci