Achille Castellano, classe 52, difensore. Ha militato nell’ Alatri in due campionati di Serie D; nelle stagioni 1972-73 e 1973-74. L’esordio il 5 novembre 1972 Alatri-Iglesias 2-1, partita arbitrata da Paparesta di Bari. Castellano collezionò 56 presenze sotto la guida dei mister Lopez, Fermi e Imperi già suo compagno di squadra. Nel memorial dedicato a Mauro Scerrato nello scorso mese di giugno il difensore non riuscì a partecipare, ma qualche giorno prima era ad Alatri, una città che gli è rimasta nel cuore. Achille si tiene informato dei suoi vecchi compagni verderosa ed è felice nel sapere che la Ssd Alatri sta disputando un buon inizio di campionato di promozione.
Questa la sua e-mail da Capo Verde:
“Un saluto da Capo Verde agli sportivi di Alatri e Forza Alatri – scrive Castellano in una e mail. Scrivo da Sao Pedro dove gestisco un eco-hotel costruito da mio figlio Moreno e che gestisco da qualche anno insieme a mia moglie Margherita. Prima di andare a vivere in questa splendida isola avevo un’attività edilizia in Sardegna, ma sentivo l’esigenza di cambiare aria. Il tempo libero lo dedico ai bambini del villaggio, che conta circa 1500 anime e che vivono di pesca.
Ho creato una scuola calcio con sacrifici ma con tanta gioia. Sto realizzando una bella cosa – insiste Achille. Non tutti i bambini hanno le possibilità che hanno i nostri bambini italiani. Un aiuto lo ricevo dai clienti dell’albergo, questi vedendoli giocare si emozionano. Ho preso dei contatti con l’Ambasciata di Capo Verde, il progetto-calcio è piaciuto, vorrei realizzare un sogno; i ragazzi protagonisti nel calcio e nello sport. Quì a Sao Pedro le persone sono molto giovani e hanno tanti figli, bella gente che tifa solo Porto e Benfica, quest’isola era una colonia portoghese ed ha avuto l’indipendenza solo nel 1975. Ti chiedo una cosa: potresti pubblicare queste mie considerazioni? Vorrei che questi ragazzi sapessero che in Italia si parli di loro, che esistono. Alatri è sempre nel mio cuore e… Forza Alatri. Se puoi salutami tutti gli amici verderosa.
Bruno Gatta